È giusto esporre un’opera che cambia nel tempo? Il caso della scultura di Eva Hesse a New York
Esposta dopo il restauro, e a cinquant’anni dalla realizzazione, la monumentale scultura in lattice di Eva Hesse esce dai depositi del Guggenheim Museum di New York e va in mostra nelle sue sale. Sollevando non poche domande rispetto alla fruizione delle opere che cambiano aspetto nel tempo
Un anno prima di morire a causa di un tumore al cervello nel 1970, l’artista tedesca Eva Hesse realizzò una grande scultura, considerata la più importante testimonianza del suo lascito artistico. Expanded Expansion, ovvero “espansione espansa”, è composta da un insieme di morbidi pannelli in lattice di gomma naturale, legati tra loro da pali rigidi, in fibra di vetro e resina. Muovendo i vari pali, i pannelli possono essere avvicinati o allontanati come le pieghe di una fisarmonica: così le dimensioni e l’aspetto dell’opera variano, dando luce a una scultura talvolta contratta, talvolta espansa.
L’OPERA DI EVA HESSE ESPOSTA AL GUGGENHEIM DI NEW YORK
Ma il lattice è un polimero instabile, con il tempo si ossida, si indurisce e diventa molto fragile. L’opera che è oggi in mostra all’ultimo piano del Guggenheim Museum di New York è quindi molto diversa da come l’artista l’aveva immaginata. Un tempo trasparente e morbida, oggi Expanded Expansion è dura e marrone. Non possiamo fare a meno di chiederci: è giusto esporla senza sapere cosa avrebbe pensato l’artista del suo aspetto, così diverso? Il fatto che l’opera sia cambiata altera l’esperienza dello spettatore, ne impedisce la comprensione o ne valorizza il messaggio? La curatrice decide di lasciare queste domande aperte, senza risposta, dando al pubblico uno spunto di riflessione più vasto. Quali sono i limiti della conservazione delle opere d’arte? Come onorare la volontà di un artista che, pur consapevole della degradazione di questo materiale, non ha lasciato istruzioni sul da farsi?
“[Il fatto di esporre l’opera] è stato oggetto di una quantità terribile di dibattiti riguardo ciò che chiamiamo l’intenzione dell’artista […], ma è importante per noi avere queste conversazioni […]. Nella conservazione di opere moderne e contemporanee, lavoriamo spesso a stretto contatto con gli artisti. Nel caso di Expanded Expansion non abbiamo potuto farlo. Ma dopo anni di discussioni e analisi, siamo arrivati alla conclusione che è un’opera davvero importante di Eva Hesse. E abbiamo deciso di tirarla fuori, affinché la gente la possa vedere. Si stava consumando in deposito da anni: vediamo cosa si può fare”, spiega Lena Stringari, curatrice della mostra.
LA STORIA DI EVA HESSE
Nata nel 1936 ad Amburgo, Eva Hesse fuggì dalla Germania nazista e si stabilì presto nelle vicinanze di Manhattan. Dopo essere sopravvissuta al trauma del suicidio della madre, quando aveva solo dieci anni, decise di studiare arte. Frequentò il Pratt Institute e fu allieva di Josef Albers a Yale. Negli Anni Sessanta tornò in Germania per la prima volta, per vivere insieme al marito in un’ex fabbrica tessile. Questo periodo la segnò: iniziò a servirsi degli avanzi di tessuto per produrre opere. Di ritorno a New York nel 1965, Hesse utilizza anche tubi di plastica, cavi e altri oggetti trovati per strada, e si interessa alle proprietà dei materiali, in particolare all’elasticità. Nel 1969 Expanded Expansion è esposta al Whitney Museum of American Art, in una mostra collettiva di una ventina di artisti tra cui Richard Serra, Bruce Nauman e Joel Shapiro, in seguito conosciuti come post-minimalisti.
EXPANDED EXPANSION A NEW YORK
Percorrendo la spirale pensata da Frank Lloyd Wright fino in fondo, Expanded Expansion si trova, trionfante, su una grande parete bianca. Tutt’intorno, lettere, fotografie, modelli e appunti per entrare nell’universo di Eva Hesse e capire come concepì quest’opera monumentale. A tal fine, due fondamentali supporti di mediazione sono un video, prodotto dal Guggenheim stesso e disponibile anche sul loro sito, e due campioni di lattice di gomma naturale, uno nuovo e l’altro invecchiato, che lo spettatore può toccare. Così il pubblico può immaginarsi l’opera nel suo stato originale, nel 1969, e continuare a far vivere il lascito dell’artista. “La vita non dura, l’arte è l’unica cosa che dura”, scriverà Eva Hesse nel suo diario.
Carlotta Cenci
New York // fino al 16 ottobre 2022
Eva Hesse: Expanded Expansion
SOLOMON R. GUGGENHEIM MUSEUM
1071 Fifth Avenue
https://www.guggenheim.org/
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