Maxxi Bvlgari Prize, l’artista Alessandra Ferrini vince la terza edizione del premio
“Gaddafi in Rome: Notes for a Film” è il titolo della videoinstallazione della vincitrice Alessandra Ferrini che entrerà a fare parte della Collezione del Maxxi Arte
Alessandra Ferrini è la vincitrice della terza edizione del Maxxi Bvlgari Prize, premio nato dalla sinergia tra il museo romano e la maison italiana con l’obiettivo di sostenere e promuovere la giovane arte contemporanea. Le opere degli artisti vincitori del premio, infatti, entrano a fare parte della Collezione del Maxxi Arte, e Gaddafi in Rome: Notes for a Film è l’opera di Ferrini che sarà acquisita dal Maxxi. L’artista è stata scelta dalla giuria composta da Hoor Al Qasimi (Presidente e Direttrice Sharjah Art Foundation), Chiara Parisi (Direttrice Pompidou-Metz), Dirk Snauwaert (Direttore WIELS Contemporary Art Centre), Hou Hanru e Bartolomeo Pietromarchi dalla triade di finalisti composta anche da Namsal Siedlecki e Silvia Rosi; a quest’ultima, è stato conferito il Premio del pubblico con l’opera Teacher Don’t Teach Me Nonsense. I tre artisti sono, fino al 20 novembre, protagonisti di un’esposizione negli spazi della Galleria 5 al terzo piano del Maxxi.
ALESSANDRA FERRINI VINCE IL MAXXI BVLGARI PRIZE
Gaddafi in Rome: Notes for a Film è una videoinstallazione che analizza la prima visita ufficiale in Italia di Muammar Gheddafi nel 2009, per la firma del Trattato di amicizia, partenariato e collaborazione tra Italia e Libia, partendo dal reportage realizzato in quei giorni dal quotidiano La Repubblica. L’opera di Ferrini è un invito a riflettere sul rapporto tra il ruolo dell’informazione e la comprensione di eventi geopolitici complessi, analizzando il rapporto dell’Italia con il suo passato in una prospettiva contemporanea. L’opera è stata scelta dalla giuria “per la sua capacità di rappresentare i fatti controversi della storia geo-politica contemporanea, sfidando le formule ufficiali e canonizzate delle narrazioni storiche e giornalistiche. In particolare, per la forza e l’equilibrio nell’analizzare i materiali documentari come fotografie, testi e film, ricomponendoli in una nuova narrazione, che riflette sul ruolo della ricerca come essenziale per una dichiarazione in difesa dei diritti umani e della cittadinanza globale nell’epoca post-coloniale”. Nata a Firenze nel 1984, Alessandra Ferrini è artista, ricercatrice ed educatrice che ha dedicato la sua ricerca allo studio dei retaggi del colonialismo e del fascismo italiano, soffermandosi sulla storia dell’identità nazionale, le politiche estere e razziali e il rapporto tra l’Italia e i paesi del Mediterraneo.
LA TERZA EDIZIONE DEL MAXXI BVLGARI PRIZE
“Complimenti ai tre finalisti, scelti dalla giuria internazionale ‘per la capacità di esprimere attraverso diversi canoni estetici e sperimentali e un uso innovativo dei mezzi espressivi l’urgenza di immaginare un altro futuro’”, dichiara Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione Maxxi. “E complimenti alle due vincitrici Alessandra Ferrini e Silvia Rosi. Il Premio unisce il museo nazionale delle arti contemporanee a un’eccellenza del made in Italy nel mondo come Bulgari e, proprio grazie a questa collaborazione consolidata e strategica, negli anni è cresciuto, si è rafforzato assomigliando sempre di più ai grandi premi internazionali come il Turner Prize nel Regno Unito e il Premio Duchamp in Francia. Maxxi Bvlgari Prize è un’occasione importante per gli artisti di mostrare il loro talento e per il pubblico di scoprirlo. E per tutti noi di riflettere attraverso l’arte che accende il nostro pensiero critico, ci parla di libertà, di memoria, di ricchezza nella diversità, di necessario rispetto per la Natura e per l’Umanità. Ci parla della strada da intraprendere”. “Questa terza edizione conferma il ruolo del Maxxi Bvlgari Prize come momento di primaria importanza nella scena artistica italiana e internazionale”, sottolinea Jean-Christophe Babin, CEO di Bulgari. “La mostra e il Premio danno visibilità alle idee di giovani artisti che con la loro poetica ci invitano ad andare oltre i confini della nostra personale visione del mondo per riflettere sui concetti di identità ed appartenenza. Dalle loro opere scaturisce lo stimolo a misurarci con il cambiamento, ma anche a governarlo secondo un sistema di valori condiviso”.
Desirée Maida
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