In Toscana la mostra dedicata ad Alfredo Müller, grafico che ha fatto scuola
A Sesto Fiorentino tre sedi ospitano la mostra che ripercorre la carriera di Alfredo Müller e ricostruisce le atmosfere fin de siècle, quando la grafica iniziò a diventare una forma d’arte autonoma
È Alfredo Müller (Livorno, 1869 – Parigi, 1939) l’assoluto protagonista della mostra, a cura di Hélène Koehl ed Emanuele Bardazzi, al Centro Espositivo Antonio Berti e alla Soffitta Spazio delle Arti di Sesto Fiorentino, insieme a un centinaio di opere eseguite a Parigi dal 1895 al 1906, a oggi la più vasta raccolta di suoi lavori grafici parigini mai esposta in Italia e all’estero. L’anteprima della mostra, nella terza sede, aperta l’11 settembre scorso al Rifugio Gualdo di Sesto Fiorentino, rappresenta una immersione nell’atmosfera dell’arte europea tra fine Ottocento e inizio Novecento, un vero e proprio momento di fervore e cambiamento nell’interpretazione del valore della grafica come arte autonoma. Al Rifugio Gualdo, all’interno della chiesa ravvivata da una calda atmosfera Belle Époque, si possono ammirare preziosi fogli in cornici d’epoca di moltissimi autori, tra gli altri Albert Besnard con l’acquaforte Les Morphinomanes, Alfons Mucha con una silloge di preziose copertine a colori, le lisergiche e anticipatrici litografie di Georges de Feure, i manifesti di Jules Chéret e Toulouse-Lautrec e le opere di artisti forse meno noti al grande pubblico ma fondamentali per la ricerca estetica come Marcel-Lenoir e Paul Berthon. Nelle bacheche sono disposte le più famose riviste satiriche, da Le Rire a L’Assiette au beurre, di cui è presente anche il famoso numero illustrato interamente da Félix Vallotton.
ALFREDO MÜLLER E LA GRAFICA
La curatrice Hélène Koehl sente “tutti questi artisti, capofila di un periodo vivace, moderno, gridare una sete di libertà con la loro matita tenera o crudele, con i colori delle loro stampe nei giornali e nelle riviste, sulle pareti con i loro manifesti”. Alfredo Müller, di cui la Koehl è pronipote e presidente dell’associazione culturale a lui dedicata con sede a Strasburgo, livornese di nascita ma di origini svizzere, pittore e incisore, quadrilingue colto, musicista e campione di biliardo, è presentato attraverso due momenti fondamentali della sua permanenza francese, il soggiorno a Osny (esposto al Centro Berti) e il periodo di Montmatre (dislocato alla Soffitta). Egli fu un capofila del rinnovamento dell’acquaforte a colori a Parigi durante la Belle Époque, “un momento” ‒ come sottolinea il curatore Emanuele Bardazzi ‒ “di straordinaria fioritura, in cui la stampa era nelle attenzioni di tutti, un periodo rivoluzionario per il modo di diffondere l’arte: i manifesti si potevano vedere ovunque appesi nei viali, come un grande museo all’aperto, e le riviste erano ampiamente diffuse, nei caffè e nelle edicole”.
LA MOSTRA SU ALFREDO MÜLLER
Müller realizzò trecento acqueforti e litografie, a oggi ne conosciamo duecentoventi, e ben un centinaio fanno parte di questa mostra. L’artista si interessò vivamente all’ambiente del teatro ma anche al mondo della musica, con un tenero sguardo sull’infanzia focalizzato sulla piccola Colette, figlia del coinquilino Théophile-Alexandre Steinlen, e ‒ come scrive nel suo saggio Koehl ‒ l’osservazione delicata delle figure femminili in scene di interni, le visioni all’aperto, il cui simbolismo ricorda l’arte antica. In mostra anche la fondamentale serie di sei acqueforti dedicata alla Vita Nuova di Dante Alighieri stampata in sole dodici copie da Müller per l’editore Ambroise Vollard nel 1898 e intitolata La Vie heureuse de Dante Alighieri.
Una mostra, in tre sedi, scientifica, completa, da non perdere, arricchita da un catalogo imprescindibile per la conoscenza dell’artista e della fioritura della grafica in uno dei suoi periodi più aurei.
Silvia Scaravaggi
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