Motel D Residency. In un club di Milano la residenza che mette insieme artisti scrittori e registi
Il progetto prende il via negli spazi di Motel D, nuova realtà polifunzionale dedicata al lavoro creativo e ispirata al modello dei membership club New York. Artisti, registi e scrittori saranno ospitati gratuitamente per tre mesi e condivideranno scambi ed esperienze mirati alla creazione di nuovi progetti
Il modello è New York, ma la città è Milano. Motel D è uno spazio multifunzionale attivo dallo scorso aprile, che racchiude in sé tante anime. Funziona come club, coworking, ufficio, studio di produzione, spazio di incontro e di aggregazione per professionisti creativi appartenenti a diverse discipline, che in questo modo possono dialogare e scambiarsi idee e competenze a patto di essere membri del club e di avere dunque diritto ad accedere a questa ex fabbrica di monili in argento di circa 700mq. È sullo stesso principio che è stato concepito l’ultimo progetto, Motel D Residency, curato da Edoardo De Cobelli e dedicato alle arti: una residenza che coinvolgerà non solo artisti, ma anche registi, scrittori e ricercatori offrendo loro gratuitamente per tre mesi un’esperienza di condivisione. Gli spazi di ispirazione industriale di Motel D, fondato da Roberto Cominetti, Gilberto Bonelli, Gigio Moratti e Gianni Vesentini, si trasformano così in un nuovo punto di riferimento per la comunità di creativi, milanesi e non solo. “Motel D crea una nuova piattaforma di scambio, una nuova condivisione di competenze e punti di forza”, spiegano i soci, “è una lotta contro l’individualità e l’egoismo, è un nuovo modo di concepire una società circolare che si alimenta dell’azione sinergica di tutti coloro che ne partecipano”. Significativa è anche la posizione in cui lo spazio è collocato: ai numeri 11/13 di via Caldara, a pochi passi da Porta Romana, una zona destinata a diventare nuovo distretto per le arti e la creatività, attirando sempre più realtà attive su questo fronte. La riprova è Fondazione Elpis, a 300 metri, che aprirà ufficialmente le sue porte a fine ottobre, adiacente al progetto Horti, ex convento riqualificato da Michele De Lucchi. E giusto a una fermata di metro si trova Fondazione Prada, la cui presenza sta cambiando da tempo il volto dell’intero quartiere, con l’arrivo di altri validi spazi come Fondazione ICA.
MOTEL D RESIDENCY, LA NUOVA RESIDENZA PER LE ARTI A MILANO
“Quando mi hanno invitato da Motel D ho subito pensato che, per la sua apertura e per la sua centralità, potesse diventare un luogo di incontro e nascita di nuove idee, di nuovi progetti”, racconta a Artribune Edoardo De Cobelli, critico d’arte, curatore e fondatore di Spazio VOLTA. “Dai primi incontri è stato subito così: film-makers che vogliono fare videoarte o artisti che spaziano tra le discipline. Ora sono insieme in residenza. Ognuno porta la sua visione e lo scambio diventa molto interessante”. I residenti invitati a partecipare alla prima edizione sono il regista e musicista Tommaso Ottomano e il collettivo Il Salotto, composto da Martina Camani, Francesco Pozzato, Fabio Ranzolin e Gianna Rubini: un mix eterogeneo che sarà chiamato a trovare un terreno di confronto, registrando convergenze e divergenze tra le proprie ricerche. Nel corso della residenza, i partecipanti potranno anche coinvolgere delle figure esterne, in modo da ampliare e arricchire il dialogo.
COME FUNZIONA MOTEL D RESIDENCY A MILANO
La residenza si svolge come uno spazio di studio condiviso, in cui gli artisti possono disporre dei servizi di Motel D, come le sale dedicate alle riunioni, il bar, la sala per le registrazioni e il green screen, oltre al supporto tecnico di Diorama, studio fondato dagli architetti Gilberto Bonelli e Gianni Vesentini, specializzato nella creazione di realtà digitali per l’architettura il design, la moda, il cinema e l’arte. All’interno del percorso verranno organizzati dei momenti di restituzione e di incontro, che cambieranno a seconda dell’attività e della ricerca svolta dai singoli residenti; a questi, si aggiungeranno talk e presentazioni, ma anche momenti conviviali come cene e incontri aperti. “Insomma, non la classica mostra di fine residenza“, ci spiega De Cobelli.
Giulia Ronchi
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