Il bacio fantasma di Nuvola Ravera in mostra a Torino

Gioca sul concetto di residuo e sui nuovi significati che un oggetto può assumere la mostra di Nuvola Ravera nello spazio torinese che si chiama, non a caso, Oggetti Specifici

A Torino c’è un luogo fuori dal tempo e dalle sue convenzioni, uno spazio ibrido dove avvengono interessanti contaminazioni tra oggetti e opere, dove il materiale artistico è raccolto nel momento della sua fase generativa.
Si chiama Oggetti Specifici e il suo nome fa eco, superandolo, al concetto, ormai storicizzato, delle “nuove opere” di Donald Judd.
Qui la proprietaria Caterina Filippini ospita, fino al 29 ottobre, parte del lavoro di Nuvola Ravera (Genova, 1984), che ben si colloca in una contraddizione definitoria di opera d’arte che si identifica in un significato aperto tra interstizio e soglia.

Nuvola Ravera, Corpo positivo. Da Big Babol. Installation view, dettaglio colatura in cera di calchi di elementi anatomici di Venezia su trascrizioni di desideri cancellati. Cera naturale di soia, farmaci. Oggetti Specifici

Nuvola Ravera, Corpo positivo. Da Big Babol. Installation view, dettaglio colatura in cera di calchi di elementi anatomici di Venezia su trascrizioni di desideri cancellati. Cera naturale di soia, farmaci. Oggetti Specifici, Torino 2022

LA MOSTRA DI NUVOLA RAVERA A TORINO

Ravera è artista e ricercatrice non accademica, che si muove tra memoria personale e collettiva in un accostamento sistemico tra arte e antropologia; in una dimensione che fa della cura una pratica critica attiva sulle possibili estensioni dell’umano e sul corpo stesso dell’opera. Il frammento, come portato di un incompiuto, è la poetica che ne attraversa i lavori esposti da Oggetti Specifici (e non solo).
In una sorta di kunstkammer che prende a prestito alcuni luoghi rituali della psicanalisi, l’opera d’arte diventa forma pura e al contempo transitoria, materiale essenziale, quando non calco vero e proprio di un esistente, che però sfugge nel momento stesso che segue la sua impronta.

Nuvola Ravera, Corpo positivo. Da _Big Babol_. Installation view, dettaglio colatura in cera di calchi di elementi anatomici di Venezia. Cera naturale di soia, farmaci. Oggetti Specifici, Torino 2022

Nuvola Ravera, Corpo positivo. Da _Big Babol_. Installation view, dettaglio colatura in cera di calchi di elementi anatomici di Venezia. Cera naturale di soia, farmaci. Oggetti Specifici, Torino 2022

LE OPERE DI RAVERA ESPOSTE DA OGGETTI SPECIFICI

Oggetti residui quelli di Ravera, ripresi e ricollocati secondo nuove associazioni di significato, come i resti di gomma da cancellare nelle urne di vetro soffiato dalla performance Peeling (Genova, Villa Croce, 2018); così le stampe a colori su carta chimica Fuji di gelatine d’acqua marina e alghe al microscopio dai progetti Se piango tanto, la laguna diventa mare? e Big Babol o ancora i gessi e le bende ortopediche dalla mostra Atlas Curae (Trento, Palazzo delle Poste, 2020), studio-performance condivisa sul concetto bivalente di scudo, inteso sia come protezione sia come eccesso di difesa.
Lo spazio di intersezione è sempre quello della relazione tra sé e l’altro, tra dentro e fuori, tra corpo e luogo, in un contatto che tuttavia non si invera mai interamente, ma è solamente prefigurato da forme e materiali che restano, in ogni caso, mutevoli ed effimeri.
Bacio fantasma è, come esplicitato nel testo critico di Davide Dal Sasso che accompagna la mostra, “un bacio mai dato, un desiderio negato. Fase progettuale di qualcosa che, forse, è stato solo invocato”.

Sara Panetti

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Sara Panetti

Sara Panetti

Sara Panetti (Ivrea, 1983), laureata in Metodologia e storia del museo, del restauro e delle tecniche artistiche all’Università degli Studi di Torino, è Dottore di Ricerca nello stesso ateneo. Curatrice indipendente, scrive per Titolo – Rivista scientifico-culturale d’arte contemporanea (Rubbettino…

Scopri di più