Rinselvatichire il presente: al MAXXI la risposta dell’arte alle emergenze climatiche e sociali

Una selezione di installazioni tra arte, scienza e tecnologia ci mostra come decolonizzare la natura e accettare una vita più “ferina”. Ne abbiamo parlato con il curatore Manuel Cirauqui

La cura del presente come ritorno alla natura e alla nostra umanità: questo il tema al centro della nuova mostra Repairing the Present: REWILD al MAXXI di Roma. Visitabile dal 15 ottobre al 13 novembre, l’esposizione è la seconda tappa dell’omonimo progetto interdisciplinare organizzato da S+T+ARTS, iniziativa della Commissione Europea lanciata l’anno scorso, che ha chiesto a 21 artisti di proporre delle soluzioni alle sfide sociali, ambientali ed economiche dell’Europa. Dieci giorni dopo REWORLD, tenutosi al MEET Digital Culture Center di Milano, l’episodio romano della serie va a concentrarsi sul “bisogno viscerale” di ripristinare modelli ferini di coabitazione in ecosistemi fin troppo addomesticati. Questo accostamento, che enfatizza la contaminazione tra naturale e artificiale, è realizzato con l’aiuto di dieci artisti: sono Samira Benini Allaouat, Penelope Cain, Filip Van Dingenen and David Shongo, Adriana Knouf, Lugh O’Neill, Studio Lapatsch Unger & Johanna Schmeer, Susi Gutsche, Olga Kisseleva (queste ultime, vincitrici delle residenze promosse da SONY CSL Roma in collaborazione con il MAXXI).

REPAIRING THE PRESENT: REWILD AL MAXXI DI ROMA

Tra gli otto lavori esposti a Roma compaiono un’installazione interattiva che traccia il percorso dei rifiuti in Italia, dei “geobatteri” capaci di creare elettricità mentre bonificano il suolo, un viaggio nel micromondo dei licheni e lo studio del canto degli uccelli in ottica decoloniale. Il trait d’union è la connessione tra umano e non umano, ottica comune a tutte le opere del progetto Repairing the present, commissionate in residenze annuali nei Centri Regionali S+T+ARTS con l’obiettivo di “individuare soluzioni locali a problemi globali”.

Abbiamo parlato del progetto europeo e della mostra romana con il suo curatore Manuel Cirauqui, direttore di Eina Idea Barcelona e curatore al Guggenheim di Bilbao. “Repairing the present è un tema, ma allo stesso tempo una responsabilità. La call lanciata da S+T+ARTS su spinta della Commissione Europea significa due cose: da una parte vuole ‘riparare’ il nostro presente e le sue problematiche più urgenti, dall’altra vuole ripristinare il presente stesso. Oggi abbiamo perso il senso del presente e rotto le nostre connessioni, siamo ‘in delay’, distanziati, virtuali. Con la pandemia la perdita di contatto è diventata critica, ma l’essere presenti e insieme nel presente deve essere recuperato. Queste sono le basi su cui ho costruito il concept delle tre esposizioni”. Le mostre sono orientate a dei concetti chiave familiari, sì, ma profondamente rivoluzionari: “Durante la pandemia tutti ci stavamo reinventando. È stato un grande reset, dalla mentalità al modo di vivere la casa, dalla carriera al rapporto con il corpo: abbiamo re-immaginato le nostre vite e il nostro tempo. Il vecchio mantra della sostenibilità “reuse, reduce, recycle”, nato dieci anni fa, è diventato obsoleto. Serve un nuovo motto, per questo ho pensato a ‘reworld, rewild, retool’”.

Manuel Cirauqui photo Francesco Prandoni

Manuel Cirauqui photo Francesco Prandoni

REPAIRING THE PRESENT: LE TRE MOSTRE SECONDO IL CURATORE MANUEL CIRAUQUI

Siamo partiti da Reworld, concetto sempre più noto man mano che entriamo in maggiore connessione con la tecnologia, tra immersività, world building e uso dei dati: così come stiamo ripensando quei paradigmi, ad esempio con la consapevolezza dei bias e dell’inaccessibilità, allo stesso modo dobbiamo ripensare il mondo”, racconta il curatore. “Al MAXXI – dove già c’è un senso di natura, sembra un esperimento urbano – c’è l’esposizione più grande e ambiziosa, Rewild. Come esseri umani abbiamo bisogno di riportare la dinamica delle specie selvatiche in ambienti addomesticati. È un tema molto urgente: gli insetti stanno scomparendo perché non sono a loro agio con noi, allora noi dobbiamo dare alle specie chiave che ci permettono di vivere sul pianeta un modo per riconquistarsi lo spazio vitale. I lavori degli artisti puntano tutto su questo, e sulla decolonizzazione della produttività”. Le opere in mostra a Roma sono tutte installazioni spaziali, che rientrano in due categorie: alcune ripensano le nostre connessioni con altre specie, dagli animali ai microorganismi, altre con gli agenti naturali e inanimati, dal clima ai minerali. L’allestimento, rimarca il curatore, è all’altezza del tema con i migliori standard di sostenibilità: tutti gli allestimenti sono riciclati, e – dato che è stata usata pochissima vernice e meno silicone e vinile possibile – anche irregolari. Per Cirauqui è un buon esperimento per allenare il nostro occhio a un futuro diverso.

E per i prossimi mesi? “L’ultimo step è Retool, che va a riconsiderare ciò che è stato tenuto in conto come ‘utile’ nella storia umana e per quali scopi, e come debba cambiare ora in un capitalismo avanzato. Dobbiamo ripensare il concetto di strumentalizzazione e re-immaginare gli strumenti che ci servono in una realtà in continua evoluzione con i relativi nuovi problemi, dalla pandemia alla guerra, dalla supply chain crisis alla carestia. Per inventare nuovi tool, dobbiamo stare insieme e collaborare”.

Giulia Giaume

www.maxxi.art

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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