Dopo l’esperienza immersiva e futuristica di LOVOTIC firmata dai SOUNDWALK Collective, FOROF ospita Alex Cecchetti (Terni, 1977) e il suo Sortilegio. Il percorso espositivo è da intendersi come un rituale sciamanico in cui tutti gli elementi abbracciano e guidano il pubblico in una dimensione primordiale. Sculture, pitture e installazioni sono un vero e proprio inno alla natura e un invito a potersi riconciliare con questa (e a salvaguardarla), dapprima in una ambientazione più terrena e boschiva per poi inabissarsi nei mari e negli oceani, giocando sul doppio livello dello spazio.
Alex Cecchetti, Sortilegio, exhibition view at Forof, Roma, 2022. Photo Monkeys Video Lab
LA MOSTRA DI ALEX CECCHETTI DA FOROF
“Un sortilegio di profumi, forme e liquori che vi ammalierà, attirandovi dentro un erotismo spirituale generoso di orgasmi”, così si può descrivere la mostra di Alex Cecchetti. Le variopinte pitture botaniche che l’artista stesso definisce “collaborazioni con altre forme di intelligenza come piante, fiori e stagioni” accolgono lo spettatore. La parola “collaborazione” non è stata scelta a caso perché, dopo aver selezionato le varietà vegetali con le quali lavorare, Cecchetti avvia il processo di impressione e di tintura naturale sulle tele di cotone senza essere mai certo del risultato finale, proprio perché la natura prenderà il sopravvento. Accanto a queste sono presenti i Vasi Rivoluzionari, una serie inedita di vasi da giardino smaltati, su cui sono riportate delle poesie composte dall’artista, installati su tappeti di lavanda, luppolo e ibisco. L’opera trait d’union fra il piano terra e il piano ipogeo è Essence, un rilievo in legno profumato di cipresso, cedro e cirmolo che si fa metafora del lento scorrere del tempo per gli alberi.
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Alex Cecchetti, Sortilegio, exhibition view at Forof, Roma, 2022. Photo Monkeys Video Lab
LA NATURA SECONDO ALEX CECCHETTI
Ci si lascia alle spalle un tripudio verdeggiante di piante e felci per inabissarsi in una dimensione marina non appena si scende nel piano ipogeo. Grandi amache illuminate e avvolte da coperte di organza di seta si stagliano lungo il percorso come tante Meduse, invitando il pubblico a lasciarsi avvolgere a sua volta. La dimensione qui è onirica e priva di confini spaziali o temporali, tanto che nell’area archeologica due altalene (fruibili dai visitatori) sono “come delle onde che vanno e vengono, come il giorno, la notte, il vento e le stagioni”, sospinte dalle immagini e dai suoni di immersioni proiettati su due grandi schermi in mezzo ai ruderi della Basilica Ulpia.
Valentina Muzi
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Valentina Muzi
Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…