L’arte è una questione collettiva. Giuseppe Stampone al MAC di Lissone
L’arte può aiutare a ri-costruire il mondo attraverso la partecipazione collettiva. Ne è convinto Giuseppe Stampone, in mostra al MAC di Lissone con una serie di opere che invitano a mettere in dubbio i meccanismi automatici della società di oggi
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Si intitola Personale connettivo la mostra di Giuseppe Stampone (Cluses, 1974) al MAC di Lissone. La storia dell’artista è la prova di come la creatività possa dare conforto di fronte alle difficoltà individuali, disegnare daccapo il linguaggio e dare forma al mondo in maniera diversa. Arte e immaginazione restituiscono significato, memoria, identità, dignità. E poi c’è la riflessione sul tempo che si dilata per accogliere la vera riflessione necessaria, quella intima, che riverbera sul collettivo. Una bellissima lezione e dedizione per la cultura, intesa come coltura delle menti in formazione e per gli adulti nevrotici. Un messaggio politico, attualissimo: arte relazionale per stare nella comunità e costruire una società coesa basata sull’uso positivo della creatività, attraverso l’insegnamento.
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Giuseppe Stampone, Il gioco del silenzio, 2021, Grafite su tavola, 30×40 cm, Courtesy l’artista
LA MOSTRA DI GIUSEPPE STAMPONE AL MAC
A piano terra tre paesaggi e due intensi testi dell’artista dichiarano l’amore per la pratica del disegno, che impone la regola del tempo, e quello per la terra di origine, l’Abruzzo e il Gran Sasso, con i suoi vuoti selvatici capaci di rimettere nel giusto equilibrio la nostra esistenza, soprattutto dopo lo shock della pandemia e dell’isolamento. Il primo piano accoglie i grandi lavori partecipativi di Global Education: i noti abecedari e mappe e Acquerelli per non sprecare la vita, parte del progetto internazionale We Are the Planet!, incentrato sul problema delle risorse idriche. L’abbecedario è per antonomasia l’oggetto dell’alfabetizzazione, dove il discente impara l’associazione visiva fra grafema e immagine. Uno strumento di libertà da una parte (imparare a leggere), ma anche di imposizione della cultura prevalente (stare dentro le regole).
Stampone sovverte la prospettiva, lavorando come un antropologo e immergendosi nella cultura che indaga, raccoglie le parole chiave e poi le rielabora con nuove associazioni, provocando cortocircuiti, scosse elettriche. Una pratica quasi surrealista, che smaschera i rapporti di forza del linguaggio. La proposta di riformulare l’abbecedario attraverso il coinvolgimento della comunità di riferimento è la volontà di condividere questa consapevolezza: il linguaggio forma il mondo, ma, in quanto parte del mondo, è in divenire costante. Stare in una consapevolezza attiva è il grande messaggio che ci regala.
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Giuseppe Stampone, Passeggiata a Manzano, 2020, Grafite su carta, 30×40 cm, Courtesy Loris Miro, Teramo
LE OPERE E LE TECNICHE DI STAMPONE
Il secondo piano è il colpo al cuore, il diario intimo dell’artista, che ci riporta nel lungo corso della storia. La tradizione pittorica rinascimentale, attualizzata nella rielaborazione delle immagini di cronaca odierna, con la pratica della velatura di penna bic (da cui il Blu Stampone), rivela la sua profonda cultura e la sua costante riflessione sull’immagine. Pare di entrare in uno scriptorium medievale, dove un amanuense copia i codici in silenzio e profonda concentrazione.
Una pratica di rievocazione, di confronto con i lati oscuri della civiltà: in Via Crucis, 2017, attraverso quindici moduli, Stampone interpreta la passione aniconica di Cristo, trasponendone il corpo solo nel modulo centrale attraverso il disegno della fotografia del bambino siriano Aylan Kurdi, scattata dalla reporter Nilüfer Demir, divenuto un simbolo della crisi europea dei migranti a seguito della sua morte per annegamento. Un’immagine terrificante della morte di Dio, ma l’urlo verso lo slancio metafisico necessario all’uomo odierno. Stampone si dichiara “la fotocopiatrice intelligente”, che paradossalmente riscatta la lettura di Walter Benjamin nell’Arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, ritrovando l’aura persa delle opere, proprio attraverso la misura del tempo.
Neve Mazzoleni
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
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