Il giardino capovolto di Giulia Manfredi in mostra a Roma

Alberi in miniatura a testa in giù, processi chimici e intriganti rimandi all’alchimia: c’è tutto questo e molto altro nella mostra di Giulia Manfredi nello showroom di Gaggenau a Roma

S’intitola Il Giardino dei fuggitivi la mostra di Giulia Manfredi (Castelfranco Emilia, 1984) presso lo spazio Gaggenau DesignElementi di Roma. Il titolo rimanda al luogo in cui tredici fuggiaschi cercarono scampo dall’eruzione che distrusse Pompei, non riuscendo tuttavia a salvarsi la vita. La mostra indaga il concetto di tempo circolare e di moto infinito. Si parte infatti dall’infinitesimamente piccolo, come le spore del micelio, passando per la riproduzione quasi in formato “maquette” di labirintici giardini all’italiana e per i tronchi morti di alcuni bonsai ‒ disposti sottosopra ‒, fino ad arrivare alla rappresentazione del cielo e dei suoi umori, attraverso il fumo che si spande dal corpo dell’opera Sacrarium.
In ogni mostra di Giulia Manfredi non può mancare un’“opera vivente”. Le ali di farfalla, usate come fossero intarsi marmorei nei mosaici del ciclo Psyche, pur provenienti dal mondo organico, hanno ormai perso la linfa vitale: per questo motivo Manfredi sceglie di concepire l’opera White Matter. All’interno di un blocco di marmo tagliato al laser sono stati creati dei canali cavi. La forma arabescante si completa nel riflesso dello specchio posto sul retro, come accade nelle macchie di Rorschach. I cunicoli interni sono abitati da un particolare ospite: un fungo. “I Miceli potrebbero crescere per chilometri, sono come la materia bianca, ovvero si beano di infinite connessioni”, osserva il curatore Sabino Maria Frassà. L’essere umano stesso è frutto di questa materia bianca. “L’opera verrà in finale mangiata da noi, non possiamo offrirla in degustazione perché non siamo azienda agricola. Lo stesso vapore non è scenografico ma è l’alimento del fungo”.

Gaggenau Materabilia, Giulia Manfredi, Il giardino dei fuggitivi. Photo Francesca Piovesan

Gaggenau Materabilia, Giulia Manfredi, Il giardino dei fuggitivi. Photo Francesca Piovesan

IL GIARDINO SOTTOSOPRA DI GIULIA MANFREDI

Quando la Generazione Z pensa al capovolgimento della terra, complice la “cultura netflixiana”, non può non considerare “Il sottosopra” della serie Stranger Things. Giulia Manfredi allestisce un giardino al contrario: in As above, so beyond due bonsai morti sono “impiccati” a testa in giù, poiché “la realtà non solo risulta sospesa ma anche ribaltata, infatti vita e morte coincidono”.
I rami dei bonsai sono stati immersi in una soluzione chimica per creare cristalli artificiali, la loro creazione è tuttavia “segreta” perché condizionata da una moltitudine di fattori esterni, come in un’opera d’arte processuale in cui non si riescono a prevedere tutti gli accidenti durante lo svolgimento e alla fine del processo.
Il “Sacrarium” è l’elemento centrale dei Giardini all’italiana: luogo di concentrazione e di ponte tra Inferi (sottosuolo) e cielo, risulta essere quasi un portale, uno “stargate” di energia. Anche nell’Antica Roma era lo “spazio o sala, presso i templi, dove si custodiva la suppellettile sacra” (Treccani). L’opera intitolata appunto Sacrarium si presenta come una grande teca trasparente che contiene un bonsai spogliato delle sue foglie. Un cavo alimenta il fumo all’interno, facendolo defluire e disperdere nella stanza.

PSICOLOGIA E ALCHIMIA NELLE OPERE DI GIULIA MANFREDI

In un’altra opera macchie di Rorschach, plasmate a partire da gocce di latte e inchiostro, sono associate alla palpitazione cardiaca che rievoca il battito d’ali di una farfalla. Se le macchie di Rorschach sono infatti usate nella psico-diagnosi per indagare la personalità, larte vuole suggerire una nuova modalità d’introspezione. Non è un caso che la parola greca psyché significhi farfalla: al momento della morte si crede l’anima si libri (o liberi), distaccandosi dal corpo. Nell’opera Solve et coagula le estremità dei rami di un’edera fossile sono impreziosite da cristalli, piccole inflorescenze. Il titolo riprende una frase alchemica che si riferisce alla dissoluzione e al rapprendersi della materia. “C’è dietro un preciso processo chimico. Si parte da una soluzione ipersatura di monofosfato di potassio, con l’evaporare dell’acqua gli elementi chimici si rapprendono, creando i cristalli”, spiega l’artista.

Giorgia Basili

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Giorgia Basili

Giorgia Basili

Giorgia Basili (Roma, 1992) è laureata in Scienze dei Beni Culturali con una tesi sulla Satira della Pittura di Salvator Rosa, che si snoda su un triplice interesse: letterario, artistico e iconologico. Si è spe-cializzata in Storia dell'Arte alla Sapienza…

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