Arte e vita di Keith Haring in mostra a Monza

Alla Villa Reale di Monza, una collezione privata di opere e memorabilia del grande artista americano e della sua riscrittura della realtà. Dalle icone all’impegno sociale, dai gadget ai documenti di un’epoca

Funziona come un vasto, frastagliato ritratto dell’artista la mostra che la Villa Reale di Monza dedica a Keith Haring (Reading, 1958 ‒ New York, 1990). Lungo tutto lo spazio dell’Orangerie, una gran mole di opere e memorabilia ricostruisce la breve epopea di uno degli ultimi fautori del connubio tra arte e vita, memorabile nel coniugare pop, street e fine arts.
Il voluto caos creativo dell’allestimento delinea la figura di un artista vitale e tragico, apocalittico e integrato, parte della scena newyorkese Anni Ottanta ma allo stesso tempo battitore libero e anarchico. L’unitarietà dell’affresco è dovuta anche al fatto che tutto ciò che è esposto proviene da un’unica collezione privata: ne risulta una visione personale e appassionata di Haring, proprio per questo adatta a comprendere le sue varie sfaccettature.

Keith Haring, Radiant Vision, exhibition view at Villa Reale, Monza, 2022. Photo Patrizia Scolletta LaltroSCATTO Foto – Video

Keith Haring, Radiant Vision, exhibition view at Villa Reale, Monza, 2022. Photo Patrizia Scolletta LaltroSCATTO Foto – Video

LA MOSTRA DI HARING A MONZA

Dopo le quattro tappe di un “tour” americano, la collezione arriva all’Orangerie; ed è un ritorno per Haring, dato che nel 2007 lo stesso spazio aveva ospitato il suo Murale di Milwaukee.
Il necessario campionario delle sue icone più celebri (il radiant baby, il cane, il televisore, l’Ufo) è una pratica che viene sbrigata subito, a inizio mostra. Cominciano poi le variazioni: il segno e lo stile inconfondibile dell’artista si ritrovano declinati in mille versioni, dalla collaborazione con le riviste e l’ambito musicale alle magliette, dai manifesti alle campagne sociali (l’impegno sociale è una costante di tutta la sua opera e vita, un tratto radicale che risulta sincero e credibile anche nelle sue declinazioni più accattivanti).
Quello di Haring è in fondo un progetto globale di riscrittura della realtà, senza i toni oltranzisti di Avanguardie storiche e Neoavanguardie, dotato di impagabili tocchi di leggero cinismo e disillusione.

Keith Haring, Radiant Vision, exhibition view at Villa Reale, Monza, 2022. Photo Patrizia Scolletta LaltroSCATTO Foto – Video

Keith Haring, Radiant Vision, exhibition view at Villa Reale, Monza, 2022. Photo Patrizia Scolletta LaltroSCATTO Foto – Video

UTOPIA E PUREZZA DI KEITH HARING

Tra i punti forti della mostra, un’imponente cartella di incisioni che illustra un testo di William Borroughs ‒ e qui si nota pienamente la paradossale classicità dell’arte di Haring, che lo accomuna a grandi artisti del passato a prima vista molto più “tradizionalisti”.
Medusa head viene poi esposta in quanto “più grande incisione mai realizzata da Haring”, in seguito a un incontro casuale con il tipografo Borch Jensen. Ed è affascinante osservare gli oggetti realizzati per il Pop shop (negozio dove Haring democratizzava la sua opera tramite il commercio di gadget): la fattura artigianale dei Weird magnet, ad esempio, dà l’idea di un mondo più ingenuo e puro rispetto a quello di oggi, ma al quale in fondo non mancava nulla.

Stefano Castelli

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Stefano Castelli

Stefano Castelli

Stefano Castelli (nato a Milano nel 1979, dove vive e lavora) è critico d'arte, curatore indipendente e giornalista. Laureato in Scienze politiche con una tesi su Andy Warhol, adotta nei confronti dell'arte un approccio antiformalista che coniuga estetica ed etica.…

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