Opere d’arte pubblica scompaiono dal centro di Bologna. Gli artisti di Kinkaleri chiedono conto
Una delle cinque installazioni “W” commissionate al collettivo artistico con base a Prato è scomparsa dal sottopasso di Piazza Maggiore: dopo mesi di silenzio, i membri alzano la voce
“Il collettivo artistico Kinkaleri si chiede a quale titolo l’opera situata all’ingresso del sottopasso di Piazza Re Enzo/Piazza Maggiore sia stata disinstallata senza nessun accordo e senza alcuna ragione plausibile”. Così i Kinkaleri – collettivo artistico con base a Prato molto attivo in Italia – chiedono chiarezza sulla scomparsa di una delle cinque installazioni di arte pubblica W presenti in città. L’opera diffusa, che ribalta le abituali insegne delle metropolitane italiane, è stata realizzata su commissione dell’organizzazione culturale bolognese Xing tra il 2007 e il 2019: ogni nuova installazione è comparsa in concomitanza con gli eventi culturali Wanted, Wasted, Wrestling, Waudeville e l’intervento di Christian Chironi W – My house is a Le Corbusier (STEP STOP Pierre Jeanneret Museum Chandigarh).
Una di queste opere, quella appunto di Piazza Maggiore, è sparita a febbraio 2022 con l’inaugurazione della mostra Pier Paolo Pasolini. Folgorazioni Figurative, per non tornare più. “A quanto pare oggi a Bologna c’è qualcuno che ha deciso di fare quello che vuole, di non dare spiegazioni a nessuno, e di non cercare accordi per una normale e possibile convivenza culturale”, si legge ancora nella comunicazione ufficiale del collettivo.
UNA DELLE CINQUE W DEI KINKALERI SPARISCE DA BOLOGNA
Con questa rimozione i Kinkaleri considerano violato il legame che unisce W, adottata per un quinquennio dalla città con un patto di collaborazione e a tutti gli effetti un bene comune, al tessuto sociale e urbano bolognese. “L’installazione di arte pubblica è pratica comune in tutte le città europee. Non può essere il gusto di un direttore a dettare legge senza interlocuzione. A distanza di quasi un anno dalla rimozione di quest’opera, che non è un’insegna pubblicitaria, non capiamo i temporeggiamenti e rimandi”, sottolinea il collettivo, che riconosce il costante supporto di Xing e del direttore del MAMbo per la sua re-installazione. Essendo W censita come “opera d’arte negli spazi pubblici” dal ministero della Cultura – oltre che tassello chiave di altre opere audio e video, come nelle reinterpretazioni dello stesso Chironi e di Massimo Carozzi – questo comportamento per il collettivo “denuncia uno scarso senso civico e di convivenza. Un abuso di potere è sempre un gesto autoritario che frantuma il legame della relazione tra soggetto e autorità”.
IL FUTURO DI W A BOLOGNA
Il collettivo ha dichiarato ora che vorrebbe proseguire con le installazioni delle insegne W tra gennaio e aprile 2023, aprendo così una nuova tratta della “Wetropolitana”, la linea immaginaria della creatività underground. Anche per questo è fondamentale quindi recuperare quel quinto elemento andato perso: “La nostra protesta non ha bisogno di sapere perché o come mai è successo un fatto tanto grave, ma a questo punto, chiede semplicemente che l’opera venga immediatamente ricollocata nel suo luogo d’origine”.
Giulia Giaume
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