Ceramica e ossessioni. La mostra di Soshiro Matsubara a Milano
Evoca perversioni viscerali e al tempo stesso algide la scultura in ceramica di Soshiro Matsubara. Il punto di partenza è la tormentata storia d’amore tra Oskar Kokoschka e Alma Mahler
Visitare la mostra di Soshiro Matsubara (Hokkaido, 1980) alla galleria Martina Simeti di Milano è come spiare nell’intimità sordida della psiche umana. La scultura in ceramica al centro della galleria, la prima ad attirare l’attenzione, evoca una passione repressa: una sensazione accresciuta dagli occhi vitrei, i capelli artificiali, i colori pallidi, le superfici fredde e appuntite.
LA MOSTRA DI SOSHIRO MATSUBARA A MILANO
La tormentata storia d’amore tra Oskar Kokoschka e Alma Mahler, rappresentata in questa opera, è un archetipo dell’ossessione e della perversione che ricorre nella poetica dell’artista. Soshiro, infatti, vive e lavora a Vienna esprimendo nella sua arte le inevitabili influenze che la città gli trasmette. Le altre opere esposte sulle pareti contribuiscono a creare la suggestione della vita borghese fin de siècle, amplificata da un’illuminazione soffusa che sembra richiamare i sofisticati interni viennesi. La visceralità di opere come Flesh and blood (2022) o Tear Initiation (2022) si contrappone a visioni più algide e silenziose ispirate a Fernand Khnopff.
Martina Massimilla
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