Tutti i colori di Piero Dorazio in mostra a Verona
Alla Galleria dello Scudo e alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti sono esposti oltre 30 dipinti di Piero Dorazio, uno dei più importanti astrattisti italiani del dopoguerra
Colore, dinamismo e percezione: sono questi gli assi cartesiani su cui si muove la pittura di Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005), in mostra a Verona nella storica Galleria dello Scudo e alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti. L’esposizione è intitolata Piero Dorazio. La nuova pittura. Opere 1963-1968 e presenta più di trenta grandi opere, risalenti a uno dei periodi di maggior fermento per l’artista. La mostra, organizzata in collaborazione con l’Archivio Piero Dorazio e curata da Francesco Tedeschi, si propone come una rassegna scientifica necessaria per l’approfondimento del complesso e variegato corpus di Dorazio.
LA PITTURA DI PIERO DORAZIO FRA IL 1963 E IL 1968
La rilevanza di Piero Dorazio nell’arte del secondo dopoguerra fu determinata dalla sua capacità di coniugare la tradizione pittorica italiana e la carica innovativa americana: Dorazio fu infatti fra gli artisti italiani che più hanno coltivato proficui rapporti con i colleghi d’oltreoceano. L’apice di tale felice commistione è raggiunto nelle opere realizzate fra il 1963 e il 1968, protagoniste della mostra veronese. Il percorso espositivo inizia alla Galleria dello Scudo con una tela dal titolo eloquente: Presente e passato del 1963 segna l’inizio di una nuova pittura, più aperta rispetto alle “trame” degli anni precedenti ed espressamente volta allo studio del colore e della percezione. In questi termini, la ricerca pittorica di Dorazio è accostabile a quella di Josef Albers, intenzionata a far emergere le peculiarità dell’interazione fra occhio e colore piuttosto che un’esaltazione di tipo illusionistico e meramente ottico (in cui si cimentava la coeva Op Art). Il riconoscimento internazionale di Dorazio culmina nella sua partecipazione – al fianco di artisti come Enrico Castellani, Frank Stella, Agnes Martin e lo stesso Albers – a una delle mostre più importanti dello scorso secolo: The Responsive Eye, organizzata dal MoMA di New York nel 1965.
LE CARATTERISTICHE DELLA PITTURA DI PIERO DORAZIO
L’allestimento alla Galleria dello Scudo ha il pregio di rivelare l’estrema varietà delle composizioni di Dorazio. Se in opere come Percorso male inteso del 1965 emerge un forte attaccamento alla griglia (uno degli elementi compositivi più influenti della modernità, protagonista di un fortunato saggio della storica dell’arte Rosalind Krauss), in dipinti come Ottimismo-pessimismo (a Giacomo Balla) del 1966 non è difficile scorgere più di uno sguardo alle esperienze futuriste – così come alla loro matrice divisionista –, che convergono nel dinamismo e nella frammentazione cromatica. L’importanza storiografica della mostra veronese, inoltre, è sottolineata dalla presenza di gran parte delle opere esposte in occasione della 33esima Biennale d’Arte di Venezia (1966), in cui un’intera sala fu dedicata ai dipinti di Dorazio.
LA MOSTRA DI PIERO DORAZIO A VERONA
Quelli della Galleria dello Scudo e della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti sono due allestimenti molto diversi fra loro: il primo ripercorre l’attività pittorica di Dorazio creando un labirinto di colori, linee e intrecci che il visitatore può scoprire lentamente, attraverso gli scorci rivelatori degli ambienti della galleria; il secondo, al contrario, si caratterizza per uno spazio espositivo ampio e aperto, che permette una visione d’insieme delle grandi tele di Dorazio. Un connubio che riflette le stesse dimensioni dell’arte del pittore romano, intima nel dettaglio e nella densità dei suoi reticolati cromatici e al contempo monumentale nelle dimensioni e nell’impatto visivo. Ma è solo un altro modo per dire che, in Piero Dorazio, si risolve l’incontro fra la (tecnicamente e concettualmente) minuziosa arte italiana e l’imponente arte americana del dopoguerra.
Alberto Villa
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