I dimenticati dell’arte. Filippo Bentivegna, lo scultore che creò un castello incantato
Dichiarato pazzo, Filippo Bentivegna scampò al carcere e con le sue teste scolpite cambiò volto a un terreno pietroso a poca distanza da Sciacca, suo paese natale in Sicilia
Gli abitanti di Sciacca lo chiamavano “Filippo delle Teste”, senza comprendere i suoi sogni e le sue visioni di mondi incantati, per molti anni completamente ignorati dalla popolazione locale. Le origini di Filippo Bentivegna (Sciacca, 1888-1967) sono molto umili, dato che il padre è un pescatore e la madre una casalinga: nel 1913 emigra negli Stati Uniti, dove si erano già stabiliti i suoi fratelli. In America riceve una bastonata in testa, forse a causa di un incidente amoroso; questo episodio cambia per sempre la vita di Filippo, colpito da una forte amnesia che gli impedisce di lavorare, in quanto dichiarato “improduttivo e inabile al lavoro”.
LA STORIA DI FILIPPO BENTIVEGNA
Nel 1919 viene rimpatriato, ma in Italia era stato considerato disertore e condannato in contumacia a tre anni di carcere: così, una volta rientrato nel nostro paese, allo scopo di eseguire la condanna, viene sottoposto a una visita psichiatrica. A seguito dell’esame viene dichiarato pazzo, ma non socialmente pericoloso, e quindi viene lasciato libero.
All’inizio degli Anni Venti Bentivegna acquista un terreno molto pietroso, sulle pendici del Monte Cronio, a pochi chilometri da Sciacca: in questo impervio podere Filippo comincia a scolpire sulla pietra una grande quantità di teste di personaggi famosi come Garibaldi, Mazzini, Mussolini, Pirandello e molti altri ancora. Negli anni il terreno diventa una sorta di castello incantato, dove Filippo vive in solitudine, dedicandosi a questa impresa titanica.
IL CASTELLO INCANTATO DI BENTIVEGNA
Negli Anni ’50 riceve una visita del pittore svedese Lilieström, che viveva a Sciacca con la moglie: lo accoglie con gentilezza e lo nomina “Dignitario di Corte” del suo regno privato, ma l’artista non si scompone e convince Filippo a esporre le sue opere in un ex albergo di Sciacca, senza alcun successo. Questo episodio comincia ad accendere l’interesse della stampa locale per questo personaggio eccentrico, che parla un dialetto incomprensibile siculo-americano, e la storia del “pazzo di Sciacca” inizia a diffondersi per tutta la Sicilia.
Nel 1967 Bentivegna muore, e il suo “castello incantato” viene abbandonato e comincia a essere depredato e saccheggiato: l’anno successivo viene visitato da Gabriele Stocchi, collaboratore dell’artista francese Jean Dubuffet, che ne intuisce il valore artistico. Così decide di chiedere ai parenti di Filippo due teste da portare in dono a Dubuffet, che le colloca nella sua collezione, oggi esposta al Museo dell’Art Brut a Losanna. La vita di Filippo ha ispirato la canzone Bentivegna (1999) del gruppo musicale Virginiana Miller, mentre la città di Sciacca ha realizzato un video sul Castello Incantato. Di proprietà regionale dal 1973, il fondo Bentivegna nel 2015 è stato dichiarato di interesse culturale dalla Soprintendenza: oggi è aperto e visitabile.
Ludovico Pratesi
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