Fuori tempo. Giulio Paolini in mostra a Roma
La riflessione sull’arte di Giulio Paolini trova una cassa di risonanza in questa mostra personale- Dove in confini tra le epoche vengono polverizzati
Lucenti intuizioni, nitidi enigmi, sagome interscambiabili tra installazioni, collage, disegni e scultura: così Giulio Paolini (Genova, 1940) va in mostra nella galleria Valentina Bonomo di Roma. Fuori Tempo riunisce opere che, dilatatesi nello spazio secondo il fluire di una frantumazione niente affatto casuale, scardinano le coordinate temporali.
Già in ambito surrealista e parasurrealista saltava all’occhio la mutevolezza del riferimento pittorico retrospettivo: si guardava al Quattrocento toscano e padano, al Mantegna e a Piero di Cosimo quanto ai feuilleton d’Ottocento (Ernst), all’antica Grecia quanto al romanticismo visionario di Böcklin (de Chirico).
LA MOSTRA DI GIULIO PAOLINI A ROMA
In Paolini ‒ che traghetta nel contemporaneo l’algido piglio allegorizzante della metafisica ‒c’è lo stesso sguardo mosso e insieme mirato. Ma poiché de Chirico diventa ora punto di riferimento, la prospettiva slitta fino a toccare i preraffaelliti, Manet, Watteau.
C’è il ritaglio e il rovescio. C’è il cavalletto e c’è la Venere di spalle. Alla figura non corrisponde l’ombra, ma la sagoma bianca. Sul pavimento, disegni sparsi. La silente spinta centrifuga del singolo dispositivo concorre alla studiata costruzione scenica di una mise en abyme verticale.
E se la lente o la cornice incasellano orologi, tavolozze, fogli, tacitamente si fa strada, come tangibile e autentica possibilità, l’idea estatica dello sconfinamento.
Francesca de Paolis
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati