Guido Strazza, il maestro dell’incisione compie 100 anni
Una serie di eventi celebrano a Roma i cent’anni di un maestro della pittura e dell’incisione. Dando l’opportunità di riflettere in una maniera organica e vitale sul Novecento italiano
Guido Strazza (Santa Fiora, 1922) lo scorso 21 dicembre ha compiuto cent’anni, buona parte dei quali vissuti da protagonista dell’arte italiana e al contempo levatore di talenti nelle varie istituzioni in cui ha operato. Maestro, nel suo caso, è dunque giusto titolo, perché corrispondente al magistero di una vita intera, ora celebrato a Roma con una serie di mostre ed eventi.
S’è cominciato a fine novembre con Il Gesto e il Segno, una solida retrospettiva presso l’Accademia di Belle Arti, di cui Strazza è stato docente e direttore, incentrata su una selezione di dipinti, incisioni e disegni che ripercorrono sia il corso principale dell’opera dell’artista che vari rivoli di ricerche e studi preparatori (con l’utile supporto di una lunga videointervista all’artista registrata per l’occasione). A metà dicembre l’Istituto Centrale per la Grafica ha quindi inaugurato Strazza/Cento, esposizione di circa 40 incisioni e matrici realizzate perlopiù sul crinale tra gli Anni Settanta e Ottanta, quando Strazza tenne una serie di corsi presso la Calcografia Nazionale, divenuti ormai storici, in cui si sono formati tanti dei nomi ora più noti dell’incisione. Infine, proprio il giorno del compleanno, è stato presentato dal Ministero della Cultura il catalogo generale dell’opera grafica di Strazza: una poderosa raccolta ragionata di oltre 1300 immagini, che consente di ammirare in maniera organica l’opera del più grande incisore italiano del Novecento. La presentazione è avvenuta in compagnia dell’artista, gioviale come suo solito, che si è rivolto a braccio a una platea in silenziosa ammirazione. “Io vedo il mondo come profili di segni, il mio lavoro è il diario di ciò che vedo”, ha detto Strazza, per concludere con un’idea di “bellezza come definizione di una presenza che non si può descrivere”.
LA STORIA DI GUIDO STRAZZA
Tra questi due poli, osservazione e definizione di bellezza, scorre in effetti tutta la tensione di un artista dedicatosi con devota costanza a catturare, catalogare, inventare segni per definire una propria visione del mondo. Una tensione avviata dalle scomposizioni futuriste di uno Strazza appena ventenne, con Marinetti come suo primo sostenitore, per raffinarsi attraverso stagioni esistenziali e artistiche insieme, dall’attività di ingegnere e agrimensore nel Sud America degli Anni Cinquanta – da cui l’artista trarrà una riserva di visioni topografiche che, combinata ai paesaggi olandesi ammirati successivamente, rimarrà al fondo della definizione spaziale delle superfici sua tipica – alla riscoperta delle proprie origini, col ritorno in Italia negli Anni Sessanta, con la rielaborazione continua di un’eredità di segni che, in uno spazio come quello italiano, si fa ricchezza e vincolo insieme.
LE OPERE E LO STILE DI GUIDO STRAZZA
Eredità che Strazza ha saputo gestire in maniera esemplare, nel corso di una carriera prodigiosamente lunga e produttiva, senza temere i rischi di pesantezza della monumentalità (si pensi alle serie di segni ripresi dalle rovine romane o dai pavimenti cosmateschi), perché capace di sporgersi al contempo con lievità sulla natura circostante (si vedano le incisioni dedicate agli insetti o agli alberi), ovunque intendendo bellezza con trascinante vitalità e generosità.
A proposito di generosità, un’ultima annotazione pare opportuna. Nel corso degli ultimi anni Strazza ha provveduto a molte donazioni mirate di dipinti e incisioni a grandi istituzioni nazionali come pure a piccoli musei o luoghi pubblici, nella convinzione che la propria opera si mantenga così viva: un progetto lungimirante, che si spera possa riverberare anche nelle intenzioni di altri artisti in età matura per ristabilire una connessione tra arte e vita quotidiana troppo spesso sottovalutata.
Luca Arnaudo
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