Le opere della collezione Bevilacqua La Masa disperse o distrutte. Un giallo a Venezia
A sollevare il caso è l’artista Gianfranco Grosso, contattato dalla Fondazione veneziana per avere informazioni su un’opera che era stata da loro acquisita. Ma l’opera risulta dispersa, e l’artista si chiede dove possa trovarsi. Ecco tutta la vicenda
“L’opera risulta dispersa”. Pare essere questa, almeno per il momento, la conclusione del concitato dialogo che in queste ore vede protagonisti la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia e l’artista Gianfranco Grosso. Quest’ultimo, poco tempo fa, è stato contattato dall’Archivio della Fondazione per “chiedere informazioni ed inviare dal proprio archivio materiale documentativo dell’opera ‘Con – Partitura’, premio acquisto della 94a Mostra Collettiva (organizzata ogni anno dalla Fondazione, nd.r.), esposta dal 17 dicembre al 29 gennaio 2001 negli spazi museali di Piazza San Marco. Ma la Fondazione non ricorda che l’opera in questione era sotto la propria tutela e custodia”, riferisce l’artista ad Artribune. Fatte le dovute ricerche, la Fondazione a questo punto comunica all’artista che “l’opera è andata dispersa o distrutta in discarica, causa ultima acqua alta, insieme ad altre opere”.
LA FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA DI VENEZIA E IL CASO DELLE OPERE DISPERSE
Promotrice di un prestigioso premio destinato ai giovani artisti la cui nascita risale a oltre cento anni fa, la Fondazione negli scorsi anni è stata al centro di numerose turbolenze di natura amministrativa, tra ipotesi di chiusura, ripensamenti, decisioni da parte del Comune di Venezia, bandi e la nomina di un nuovo CdA. Situazione, questa, che probabilmente avrà influito anche sull’organizzazione della collezione delle opere che la Fondazione, di anno in anno, acquisisce attraverso il suo Premio. Opere che, fino al 1997, sono state custodite nei depositi di Ca’ Pesaro, per poi essere conservate dall’anno successivo a oggi direttamente negli spazi della Fondazione, come il lavoro di Gianfranco Grosso. Oltre alla sua opera, però, risultano andate disperse e/o distrutte a causa dell’acqua alta anche altre opere, come spiega la stessa Fondazione nell’introduzione del catalogo “Le opere della Collezione Bevilacqua La Masa 1998-2022”, una ricognizione sulle opere premiate e acquisite in quegli anni dalla Fondazione, ovvero da quando è la Fondazione stessa a conservare le opere nei propri spazi: “le opere acquisite dal 1998 ad oggi dall’IFOBLM tramite le Collettive Giovani Artisti sono state 94, di cui 76 tramite assegnazione di borse di studio e 18 mediante premi-acquisto. Sfortunatamente, 26 opere acquisite con l’assegnazione di Borse di studio sono andate perdute o distrutte per nostra responsabilità in quanto costretti a custodirle in luoghi non idonei alla loro conservazione esponendole così ai danni dell’umidità e alle numerose acque alte subite, ma anche per incuria degli stessi artisti, i quali, mancando agli accordi stipulati con l’IFOBLM, non hanno saputo conservare le opere premiate prese in custodia per conto della stessa”.
FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA. SE LE OPERE NON SONO ANDATE DISTRUTTE ALLORA DOVE DI TROVANO?
“Con questo primo catalogo”, prosegue lo scritto, “sulla collezione IFBLM del Comune di Venezia ne presentiamo 68. Le opere acquisite tramite Borse di studio sono 50, tutte presenti nei nostri uffici eccetto due, delle quali possediamo le ‘dichiarazioni di smarrimento’ da parte degli artisti che le avevano in custodia. Mentre le opere provenienti dai premi-acquisto sono 18, solamente una di queste è antecedente all’anno 1998, presumibilmente non inviata a Ca’ Pesaro e rimasta all’allora FOBLM al fine di arredare gli uffici”. Con questi numeri la Fondazione spiega il lavoro d’archivio fatto per la ricognizione della sua Collezione, ma il caso di Gianfranco Grosso porta a farsi alcune domande: se, come nel caso specifico, la sua opera non è in sua custodia e non è nemmeno andata distrutta dall’acqua alta (come dichiarato dalla stessa Fondazione), allora dove si trova? “È da ritenersi ‘scomparsa’ o ‘non reperita’ e non distrutta”, è la risposta della Bevilacqua La Masa all’artista che, però, non si accontenta. Abbiamo contattato Bruno Bernardi, presidente della Fondazione, per provare a ricostruire i fatti e a capire come possa succedere che in un’istituzione culturale, per sua missione preposta alla promozione e alla tutela delle opere d’arte, queste si disperdano. Circa l’opera di Grosso – che, secondo la risposta data dall’Archivio della Fondazione all’artista, non è tra il materiale andato distrutto durante l’acqua alta –, Bernardi afferma che “non si sa se sia andata distrutta; dispersa vuol dire che le sue tracce si perdono senza sapere se sia stata distrutta dall’acqua alta, e di questo non abbiamo evidenza, o se invece abbia avuto altra sorte”. Circa i problemi di conservazione delle opere, Bernardi spiega che nel corso degli anni gli spazi della Fondazione “si sono rivelati non più gestibili, motivo per cui si sono presi accordi direttamente con gli artisti per tenere in custodia le opere acquisite dalla Bevilacqua La Masa. Da un anno a questa parte, abbiamo fatto una ricostruzione di tutto ciò che è accaduto dopo il 1997, anno a partire dal quale Ca’ Pesaro non ha più custodito le nostre opere, e il risultato è la situazione che è emersa”.
IL PROBLEMA DEGLI SPAZI PER CUSTODIRE LE OPERE D’ARTE
Il fatto particolare fa emergere una problematica dalla portata più vasta, ovvero quella della custodia delle opere d’arte in istituzioni i cui ambienti non sono adeguati per motivi di spazio o per ragioni conservative. “Le condizioni oggettive hanno costretto Ca’ Pesaro prima e Bevilacqua La Masa poi a intraprendere queste strade purtroppo costrette dalle circostanze, ovvero la mancanza di spazi per custodirle”, continua Bernardi, “come è vero che l’acqua alta ha distrutto una parte di loro e che anche i predecessori hanno fatto quello che era loro possibile”. Per quanto riguarda le opere custodite dagli artisti, Bernardi spiega che son state loro richieste, “e due di loro si sono rifiutati di restituirle; in questo caso abbiamo messo in campo l’avvocatura civica”.
LA FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA CERCHERÀ LE OPERE “DISPERSE”?
Circa le opere risultanti disperse, come si muoverà la Fondazione? “Noi abbiamo la possibilità di fare, come abbiamo già fatto, delle visite nei posti in cui le opere sono state lasciate l’ultima volta, consultare cataloghi e documenti, e questa è una normale analisi inventariale, ma non abbiamo capacità investigative per andare a vedere dove possono essere finite le opere disperse”. Opere che risultano disperse perché, a un certo punto, nei documenti di inventario non si hanno più loro notizie, o si disperdono gli stessi documenti: “il grande nemico degli inventari sono i traslochi, vengono cambiati di sede, vengono spostate casse di documenti e in questa attività c’è sempre qualcosa che ne viene a soffrire”. E le opere? “È anche possibile che si trovino in qualche ufficio pubblico e nessuno sa che sono lì”, risponde Bernardi alle nostre domande. “Ipotesi assolutamente plausibile, e magari non sono inventariate o ha una inventariazione che non corrisponde più. Se facessimo un giro tra tutti gli uffici sicuramente troveremmo quelle disperse”. E quindi la Fondazione farà questo “giro” negli uffici? “L’indagine che possiamo fare è in termini inventariali, e magari potremmo fare una chiamata ad alcuni uffici del Comune per fare una ricognizione. Questi sono fatti accaduti in anni o addirittura decenni per la quale una ricostruzione inventariale risulterebbe davvero problematica”. Grosso, nel frattempo, ha comunicato ad Artribune che si rivolgerà alla Tutela del Patrimonio e farà partire un’inchiesta.
Desirée Maida
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