Amigdala, il collettivo creativo che cammina
La loro base è Modena. Il loro principale progetto è il festival Periferico, intersezione fra arti performative, comunità locali e tessuto urbano. Ecco come si racconta, in parole e immagini, il collettivo Amigdala
Partiamo da quello che sappiamo. Conosciamo le strade che attraversiamo, le persone che le abitano, chi ci circonda. Conosciamo la nostra città e molti dei suoi spazi.
Quello che sappiamo lo abbiamo imparato camminando.
Camminare, per Amigdala, è una prassi, uno strumento di conoscenza e di approfondimento che sa farsi pratica artistica quando necessaria. Una prassi che si intreccia a quella dell’ascolto. Ci fermiamo ad ascoltare le voci, quelle che raccontano biografie, memorie, conflitti, aneddoti, trascorsi, storie. Ci ritroviamo nelle orecchie pezzi di libri mai scritti, espressi da una coralità, da gruppi trasversali di donne, uomini, giovani, bambine e bambini che offrono ognuno le proprie parole, il proprio sguardo, la propria narrazione sul territorio che attraversiamo.
Il territorio e le comunità. I luoghi e le persone. La specificità che ne deriva nelle scelte artistiche e curatoriali è sempre frutto di un lavoro delicato di tessitura dei fili che ricaviamo da questi campi, ampi e profondi, vasti e ricchi, sconfinati nelle unicità che contengono.
IL LAVORO DEL COLLETTIVO AMIGDALA
La scommessa, allora, è quella di andare oltre ciò che si conosce e dà pace. Ciò che accade, nel lavoro di Amigdala, nel suo procedere per incontri, ascolti e messe in opera (opere che sono performance, festival, progetti di rigenerazione urbana, incontri di divulgazione e approfondimento, geo-esplorazioni, podcast, scritture, interventi, mentoring, residenze, co-produzioni con artisti, festival e associazioni, produzione di archivi e altro che sfugge agli elenchi tra parentesi), ciò che accade è l’imbattersi nella polifonia del reale, ora in forma di sinfonia urbana ora di coro femminile ora di avventura bambina.
Di tutti i suoni che esistono al mondo, alcuni emergono e spaziano tra le interpretazioni, altri rimangono negli interstizi e si propagano in maniera selvatica, in cerca di una mano che li possa cogliere nella propria diversità, diventando porte di mondi, di altri suoni da mettere in musica.
GLI INTENTI DEL COLLETTIVO AMIGDALA
Amigdala investe allora sul desiderio di farsi infrastruttura, luogo di permeabilità, crocevia multidisciplinare nel quale artiste e artisti possano sperimentare attivismo e trasformazione; Amigdala crede nella fabbricazione di possibilità, in scena e nello spazio urbano, aprendo discorsi nella sfera pubblica dove quei suoni selvatici possano trovare una presenza nuova. Il femminismo, la marginalità, i muri cittadini, gli spazi dismessi, le periferie, gli sguardi infantili, adolescenti, anziani, il conflitto tra privilegi e svantaggi, le lingue straniere e le culture internazionali sono campi di azione, non tematiche da analizzare.
Desideriamo l’intersezionalità, la transdisciplinarietà e tutte quelle parole composte che ci conducono nello stare tra le cose. Desideriamo ancora una volta camminare, cercando le crepe tra le quali un filo d’erba spacca l’asfalto e ci costringe a guardare là dove non avremmo mai guardato.
a cura di Dario Moalli
https://collettivoamigdala.com/
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #70
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