La mostra di Olafur Eliasson al Castello di Rivoli
È processo e riflessione l’arte di Olafur Eliasson, che al Castello di Rivoli mette in scena un viaggio nello spazio e nel tempo presente. Fra proiezioni luminose e suggerimenti per il futuro
Facendo eco a quella andata in scena a Palazzo Strozzi a Firenze, la mostra di Olafur Eliasson (Copenaghen, 1967) porta al Castello di Rivoli una riflessione sulle possibilità di un’arte processuale nel 2023.
“Attraverso ‘Orizzonti tremanti’”, dichiara la curatrice Marcella Beccaria, “Eliasson ci invita ad aprire il nostro sguardo oltre i confini del visibile, dalla vertigine dello spazio profondo all’emozione dell’incontro con noi stessi e i nostri paesaggi interiori. Coinvolgendo corpo e mente, le sue opere contribuiscono a rendere percepibile il ruolo di ciascuno nella produzione della realtà e nella costruzione di questo instabile presente”.
È dunque uno spazio fisico, percorribile, in parte abitabile quello pensato dallo studio dell’artista per la Manica Lunga del castello, ma è anche uno spazio emotivo, sensibile, dilatato. Una soglia fisica tra reale e immaginario.
Il visitatore può interagire con le opere per vedere proiezioni di linee e forme che vengono generate in tempo reale attraverso fasci luminosi che si riflettono in un gioco di riflessi tra bacini artificiali d’acqua e specchi. Eliasson chiama queste opere kaleidoramas, combinando le parole caleidoscopio e panorama.
“Stando all’interno di questi kaleidorama”, afferma Eliasson, “ti potresti sentire come di fronte al tempo mentre si svolge. È un’opportunità per riconsiderare il tuo senso della proporzione e del tempo, come quando si vedono le immagini del telescopio per lo spazio profondo che provengono dai limiti della nostra immaginazione”.
L'articolo continua più sotto
Incanti, il settimanale sul mercato dell'arte
Informazioni, numeri, tendenze, strategie, investimenti, gallerie e molto altro.
Render, il bisettimanale sulla rigenerazione urbana
Nuovi progetti, tendenze, strategie virtuose, storie da tutto il mondo, interviste e molto altro.
Il percorso è guidato da tappe scelte, calibrate, di senso ovviamente non casuale. Ciascuna è montata a parete e orientata con una diversa angolazione, permettendo differenti letture. Navigation star for utopia (2022), stella luminosa sospesa che apre la Manica, suggerisce l’idea di uno strumento di orientamento immaginifico per il futuro. Si susseguono una serie di opere che indicano la direzione semantica del processo da seguire ‒ Your curious kaleidorama, Yourpower kaleidorama, Your self-reflective kaleidorama, Your hesitant kaleidorama, Your memory of the kaleidorama e Your living kaleidorama. Your non-human friend and navigator chiude la serie con un’installazione di tronchi raccolti sulle spiagge islandesi, che in un dialogo non celato con i poveristi torinesi diviene presenza concreta di un paesaggio reale tra paesaggi immaginati, reperto tangibile, forma di realtà in un ambiente visivo e spaziale in continuo mutamento.
L’unica possibilità che Eliasson sembrerebbe dare alla contemporaneità è dunque quella di un orizzonte che trema, muta, si ridisegna e cambia forma di continuo producendo onde lievi, ma anche urti, deviazioni improvvise, nuove combinazioni di significato.
È dunque ancora plausibile un’arte processuale post 2020? La risposta la dà Eliasson. E pare chiara e ben visibile.
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati
[mostreinictta id="torino" n="5"]
Lettera, la newsletter quotidiana
Non perdetevi il meglio di Artribune! Ricevi ogni giorno un'e-mail con gli articoli del giorno e partecipa alla discussione sul mondo dell'arte.
Sara Panetti
Sara Panetti (Ivrea, 1983), laureata in Metodologia e storia del museo, del restauro e delle tecniche artistiche all’Università degli Studi di Torino, è Dottore di Ricerca nello stesso ateneo. Curatrice indipendente, scrive per Titolo – Rivista scientifico-culturale d’arte contemporanea (Rubbettino…