Da studio fotografico a polo espositivo. L’evoluzione di Spazio Sei a Pescara
Nato nel 2020, poco prima della pandemia come studio fotografico, Spazio Sei si è adesso trasformato in spazio espositivo che punta a presentare i giovani artisti del territorio. Ne abbiamo parlato con la sua fondatrice Isa De Luca
Non è un nuovo spazio ma è come se lo fosse, proponendosi in una nuova veste sia fisica sia concettuale con l’intento di promuovere i giovani artisti del territorio (e non solo): stiamo parlando di Spazio Sei, nato nel 2020 a Pescara (città protagonista del nostro prossimo tour targato Artribune Travel) dalla volontà di Isa De Luca. Si tratta di un ex studio fotografico, oggi destinato a spazio per esposizioni d’arte contemporanea, che in questi giorni ospita Spremuta d’incubo, mostra dell’artista Giorgia Mascitti a cura di Marcella Russo e con testo critico di Maria Letizia Paiato.
LA STORIA DI SPAZIO SEI A PESCARA
“Ho frequentato diversi corsi di fotografia, e con un gruppo di fotografi nel 2020 abbiamo messo su uno spazio che fungesse da studio ma anche da project space in cui organizzare mostre”, racconta ad Artribune Isa De Luca. “Abbiamo inaugurato poco prima del lockdown, per poi chiudere causa pandemia. Nel corso dei mesi, sono rimasta sola io a gestire lo spazio, che ha poi ospitato altre mostre d’arte contemporanea; in questo modo Spazio Sei è andato sempre più definendosi come spazio espositivo e non più come studio fotografico”. Uno spazio destinato alla sperimentazione e alla presentazione di giovani artisti del territorio, non escludendo sinergie, collaborazioni e progetti anche di raggio più ampio. “La mostra in corso è frutto della collaborazione con Marcella Russo e Maria Letizia Paiato”, sottolinea De Luca; “data la natura originaria dello spazio, in futuro vorrei lavorare anche a mostre di fotografia”.
LA MOSTRA DI GIORGIA MASCITTI ALLO SPAZIO SEI DI PESCARA
Spremuta d’incubo è il titolo della mostra di Giorgia Mascitti (San Benedetto del Tronto, 1995), e consiste in nove grandi carte verticali allestite scenograficamente all’interno di Spazio Sei. I disegni in grafite attirano così l’attenzione dello spettatore, richiamando a scenari di mondi altri, a metà tra sogno e incubo. “Queste grandi carte, che quasi creano una sorta di labirinto, sono popolate perlopiù da personaggi senza volto, strani animali, entità antropomorfe, mostri riconducibili a bestiari medievali anziché contemporanei”, scrive Maria Letizia Paiato nel testo critico. “Super eroi? Robot? Rottami? Ibridi non meglio definiti, elementi fuoriusciti da videogiochi anni ’80, il tutto incastonato in paesaggi urbani o scorci di natura di mondi surreali ma del tutto verosimili. Sono mondi distopici, in rovina, allucinati, catastrofici, claustrofobici, come già detto, infine, apocalittici, dove la fine appare concretamente imminente”.
Desirée Maida
https://www.instagram.com/spazio.sei/
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