Orsacchiotti e crisi d’identità nella mostra di Simon Fujiwara a Milano

Senza genere né razza, l’orsacchiotto Who the Bær creato da Simon Fujiwara ci accompagna nella nuova mostra della galleria Gió Marconi di Milano. Tra continui interrogativi e decostruzioni dell’identità della nostra società

Dopo il successo della sua mostra alla Fondazione Prada nel 2021, torna a Milano l’orsacchiotto più amato dell’arte contemporanea: Who the Bær, cartoonesco personaggio nato dalla mente di Simon Fujiwara (Londra, 1982). Gli spazi della galleria milanese Gió Marconi sono invasi dai disegni di Fujiwara, in dialogo con le grandi domande del presente e con i maestri del passato.

Simon Fujiwara, Who is Who Dimensional, installation view at Giò Marconi gallery, Milano, 2023

Simon Fujiwara, Who is Who Dimensional, installation view at Giò Marconi gallery, Milano, 2023

LE OPERE DI SIMON FUJIWARA A MILANO

Proprio il nome dell’orsacchiotto, Who, esplicita il grande interrogativo che lega le opere in mostra. La dolceamara ironia di Fujiwara diventa un mezzo per esprimere la rivalutazione di convenzioni e tradizioni. Fujiwara colpisce l’identità occidentale (e in particolare italiana) al suo cuore, quando reinventa capolavori come la Venere di Botticelli o l’Amore vincitore di Caravaggio, sostituendone i protagonisti con il suo orsacchiotto, che l’artista intende come privo di razza, sesso o genere. La messa in discussione delle più gravose istituzioni storico-sociali (maschilismo, ruoli di genere, classismo e razzismo) conduce a un fatidico “chi siamo?” che non ammette – e forse non necessita – risposta alcuna.

Simon Fujiwara, Who is Who Dimensional, installation view at Giò Marconi gallery, Milano, 2023

Simon Fujiwara, Who is Who Dimensional, installation view at Giò Marconi gallery, Milano, 2023

LA MOSTRA DI SIMON FUJIWARA DA GIÓ MARCONI

Who the Bær dona a Fujiwara l’innocente irriverenza dei bambini. Dietro ai fumettistici orsacchiotti che trasformano i capolavori della storia dell’arte si celano critiche mirate, come quella verso la recente collaborazione Kusama x Vuitton. Una critica esplicitata soprattutto da un allestimento che assume i toni dell’installazione: al posto dei famosi polka dots di Kusama, la galleria è invasa da punti interrogativi multicolori, firma di Fujiwara e perentorio invito a non temere l’indefinito.

Alberto Villa

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Alberto Villa

Alberto Villa

Nato in provincia di Milano sul finire del 2000, si occupa di critica e curatela d'arte contemporanea. Si laurea in Economia e Management per l'Arte all'Università Bocconi con una tesi sulle produzioni in vetro di Josef Albers e attualmente frequenta…

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