Infinity. La mostra di Michelangelo Pistoletto a Roma
Il rapporto con il sé, con l’altro e con l’universo: la mostra di Michelangelo Pistoletto al Chiostro del Bramante mette in luce i temi affrontati dall’artista nell’arco della sua lunga carriera
Dopo Enjoy, Dream e Crazy, il Chiostro del Bramante inaugura una nuova stagione espositiva affidando a un unico artista l’intero spazio. La multiforme personalità di Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) arriva nell’anno del suo novantesimo compleanno, un’occasione importante per ripercorrere la sua lunga carriera con opere storiche e nuove produzioni realizzate ad hoc per gli spazi del Chiostro.
CHI È MICHELANGELO PISTOLETTO
L’artista, indiscusso protagonista del movimento dell’Arte Povera, ha conquistato i primi riconoscimenti e successi con i suoi Quadri specchianti del 1961-62, che includono nell’opera la presenza fisica dello spettatore. La sua successiva produzione scultorea si affianca alle iniziali manifestazioni che si svilupperanno nel corso dei decenni fino alla creazione, negli Anni Novanta, di Cittadellarte ‒ Fondazione Pistoletto e dell’Università delle Idee. L’intento era quello di mettere in relazione l’arte e il tessuto sociale al fine di ispirare e produrre una trasformazione responsabile della società. A tal fine nel 2003 sviluppa il simbolo del Terzo Paradiso, che rappresenta il passaggio evolutivo in cui l’intelligenza umana convive con l’intelligenza della natura. Con questa mission si fa promotore nel 2012 del Rebirth-day, la giornata universale della rinascita, che ha dato forma alla figura dell’Ambasciatore Rebirth – Terzo Paradiso. Nel 2022 pubblica il suo ultimo libro, La formula della creazione, in cui chiarisce i passi fondamentali e l’evoluzione della sua storia artistica e della sua riflessione teorica.
IL TERZO PARADISO AL CHIOSTRO DEL BRAMANTE
Il cortile del Chiostro del Bramante si colora del segno-formula che l’artista ha ideato per rappresentare il teorema della trinamica: la dinamica del numero tre. Si tratta della riconfigurazione del segno dell’infinito e rappresenta la nascita, desiderata o fortuita, di un effetto che si genera dall’incontro di due soggetti. Definendolo Terzo Paradiso, l’artista ha creato un segno che diventa simbolo di unione, equilibrio e speranza. In questa dinamica la relazione con l’altro è l’unica salvezza per abbattere le barriere linguistiche e culturali. Una visione che considera l’artista come colui che ha la possibilità di provare a bilanciare tutti gli elementi della società attraverso l’etica e l’estetica della propria opera.
LA MOSTRA DI PISTOLETTO A ROMA
All’interno la mostra si apre con Specchio parlante, un’opera del 2004 che chiede di essere osservata a distanza. Se da una parte, infatti, c’è una forte componente interattiva, dall’altra la voce dell’artista invita a prendere le distanze per perdersi e ritrovarsi all’interno dell’opera. Nella seconda sala, l’iconica Venere degli stracci torna a parlare di coesione tra antico e moderno in una chiave di lettura che induce a riflettere sul consumismo del produrre, acquistare, usare e gettare. L’Orchestra di stracci, poi, introduce il tema della relazione con l’altro: qui gli stracci, disposti in cerchio, rivestono un ruolo di componente viva, in dialogo con il respiro dei bollitori collocati al centro. Proseguendo si arriva alla Grande sfera di giornali, un’opera “da passeggio” che dal 1967 si veste di nuove pagine provenienti da differenti luoghi. Il tema è quello delle fake news, della notizia in tempo reale, del passaparola delle informazioni. Una grande sala ospita due installazioni: Libri e Love difference – Mar Mediterraneo. Il tavolo disposto al centro rappresenta il Mediterraneo, sulla cui superficie specchiante si riconoscono i contorni degli stati che vi si affacciano. Le sedie disposte tutto intorno, provenienti da ognuna di queste nazioni, invitano lo spettatore a trovare le proprie radici e ad accogliere le differenze dell’altro. A seguire Labirinto è un itinerario realizzato in cartone ondulato che rappresenta le sfide del quotidiano e il processo di conoscenza che si rivela nelle strade che si seguono. Con i Quadri specchianti l’artista compone una sala riflettente dove la propria immagine entra in relazione con i co-protagonisti dell’opera fissati sulla superficie. Restando sul tema del corpo, in Autoritratto di stelle una stampa fotografica su pellicola trasparente definisce la sagoma dell’artista formata da una miriade di punti, simboleggiando il microcosmo e il macrocosmo. Il passaggio al primo piano si tinge di luci al neon con scritte di dimensioni variabili legate al tema dell’amore. La prima sala del piano superiore accoglie Metrocubo d’Infinito, un luogo in cui l’immagine del visitatore si estende in una dimensione sconfinata, oltre le coordinate spaziali. Il corridoio centrale invita ad attraversare la serie Porte, una passeggiata tra i limiti invisibili dei territori della conoscenza. Le sagome sono quelle di Segno Arte, un segno creato dall’intersezione di due triangoli con il quale l’artista vuole rappresentare idealmente il corpo umano, simbolo di una nuova classicità. Gli oggetti raccolti all’interno della sala adiacente sono finestre e mobili realizzati con materiali diversi.
Quasi alla fine del percorso della mostra, l’installazione L’etrusco è la strada romana rappresenta Aulo Metello, un nobile etrusco, rivolto verso uno specchio nell’atto di parlare alla folla, sul ciglio di una strada romana. L’opera riflette sull’importanza di superare i limiti del linguaggio e invita ad abbattere le frontiere linguistiche e culturali. L’ultima sala ospita al centro una grande installazione che si chiude ancora una volta con il simbolo del Terzo Paradiso, composto da piatti da batteria e coperchi. Qui la musica è la chiave della partecipazione e dell’incontro con l’altro. Le opere a parete sono una variante dei Quadri specchianti caratterizzati dall’uso del colore – Vortice dittico e Color and Light – e un grande vinile che rappresenta il simbolo dell’incontro con l’altro: Io, Tu, Noi.
Donatella Giordano
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