L’azione del ripetere sembra riuscire a scandire in modo ritmico il passare del tempo: questa è una delle prime impressioni che si hanno nel vedere le opere di Greta Schödl (Hollabrunn, 1929) in mostra da LABS Gallery a Bologna.
Il reiterare dei gesti e delle azioni che si può scorgere nei suoi lavori, a tratti, sembra arrivare al limite dell’ossessivo: l’atto quotidiano quasi banale che è la scrittura di una parola viene svuotato dall’artista per arrivare ad avere una linea. Il lavoro compiuto da Schödl si pone su un piano semiotico dove il segno si fa forma, e diviene così puramente estetico e sonoro: il senso delle sue azioni artistiche sta proprio nell’avere svuotato il segno del suo significato, facendo rimanere solo il significante; la parola scritta si fa disegno e la sua traduzione acustica si fa suono.
Greta Schödl a LABS Gallery, Bologna, 2023
GRETA SCHÖDL IN MOSTRA A BOLOGNA
A questo punto, poi, arriva il ritmo: nell’opera Papier si può notare come il reiterare lo stesso segno sia volto non solo a rendere la parola “papier” un puro suono, ma anche a esprimere un volere ritmico che viene suggerito dall’artista attraverso l’atto dello scandire le stesse parole. Ecco che le opere di Greta Schödl occupano non solo lo spazio che ricoprono fisicamente ma anche uno spazio altro che è sonoro e quindi temporale.
Se il lavoro che compie Greta Schödl per certi versi può forse ricordare quello degli amanuensi, a un’osservazione più attenta delle sue opere risulta palese quanto esso sia estremamente connesso con il mondo dell’arte concettuale: come, ad esempio, in Federa Aperta, dove, su una federa di cuscino scucita e poi aperta, l’artista imprime a penna il titolo dell’opera, che poi è la descrizione della stessa.
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Chiara Battaglino
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