Guardare Venezia da un barchino. La mostra di Yuri Ancarani a Bologna

In attesa della mostra al PAC di Milano, al via il 4 aprile, Yuri Ancarani è protagonista al MAMbo di Bologna con la sua personalissima visione di Venezia

Come ci si innamora di Venezia? Sembra una domanda retorica. “Bella, ma non ci vivrei” è quasi un mantra per molti visitatori. E a ragione. Come racconta Yuri Ancarani (Ravenna, 1972), “i suoi abitanti cercano in tutti i modi di essere repellenti. Vieni, ma la sera vai via“. Eppure sono in tanti a essere caduti ai piedi della laguna, come racconta anche un veloce giro al cimitero dell’isola di San Michele. Ezra Pound, Igor Stravinskij, Iosif Brodskij, per citarne alcuni. Ci si innamora, però è impossibile diventare veneziani.

Yuri, Ancarani, Atlantide 2017-2023, installation view at MAMbo, Bologna, 2023. Photo O. De Carlo

Yuri, Ancarani, Atlantide 2017-2023, installation view at MAMbo, Bologna, 2023. Photo O. De Carlo

ATLANTIDE DI YURI ANCARANI

La costruzione di Atlantide, l’opera al centro della mostra al MAMbo di Bologna, è un’indagine approfondita su una fissazione o un’intuizione che hanno guidato Ancarani, partito senza budget alla ricerca di una visione per raccontare questo impossibile amore, che lo ha impegnato dal 2017. “Sto cercando una visione in questa città pazzesca. Non trovi che sia un luogo incredibile? Anche incontrarci qui in questa situazione lo è“, ci disse quando lo incontrammo nel 2019. Aveva tutta la forza dell’adrenalina della giusta intuizione.
Parte in realtà da molto prima questa fissazione, da quando per caso vede un barchino che suona musica, quasi fuori posto nel paesaggio tourist friendly. I barchini, dove i giovani e giovanissimi veneziani maschi sperimentano la loro personale forma d’iniziazione nella laguna, fatta di musica, fumo, alcool, amori veloci, di fuga e redenzione, quei barchini diventano un oggetto, ma soprattutto un luogo e un soggetto che al ravennate Ancarani non poteva sfuggire.

Yuri Ancarani, still da materiali inediti Atlantide, courtesy Studio Ancarani

Yuri Ancarani, still da materiali inediti Atlantide, courtesy Studio Ancarani

VENEZIA SECONDO ANCARANI

Sicuramente è un’ossessione che si nutre della sua biografia: anche Ravenna era città d’acque, anch’essa era punto d’arrivo su un’isola e un’isola in parte è rimasta, senza via Emilia e senza West, con una strana tradizione che la collega, con i suoi surfisti da Adriatico, a una California immaginaria.
Girato in cormoran mode, alla maniera del cormorano, come l’ha definita Ancarani, il film riprende la capacità visiva dell’uccello che ha un terzo occhio (in realtà una terza palpebra): qualità dell’immagine altissima, nonostante le riprese non siano su strada ma su natanti. Il suono è ripreso in diretta. Ancarani si avvicina al mistero dei giovani veneziani sullo sfondo di un momento storico dominato dalle grandi navi, dall’impressionante marea che travolse la città nel 2019, dai lockdown.
C’è in Atlantide una enorme energia vitale. C’è l’empatia di chi si riconosce in quei ragazzi, c’è l’amore per “l’isolanità”. La ricerca sul tempo e la laguna è un processo che continua: la mostra bolognese include alcuni contenuti inediti e mette in evidenza quanto Atlantide sia ormai radicato nella poetica di Ancarani.

Elettra Stamboulis

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Elettra Stamboulis

Elettra Stamboulis

Scrittrice e curatrice indipendente. Laureata in Lettere all'Università di Roma “La Sapienza”, ha perfezionato i propri studi sulla museografia all'Istituto Albe Steiner di Ravenna. Ha conseguito un Master di secondo livello all'Università di Roma Tre. Collabora con numerose testate (Linus,…

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