Acqua e corpo nella mostra di Hannah Rowan a Milano
Cosa sono le teorie idrofemministe? Cosa ci dicono gli studiosi che fanno ricerca sui corpi acquatici? Questa mostra alla galleria C+N Canepaneri punta a farci capire qualcosa di più a riguardo
La galleria C+N Canepaneri di Milano ospita la mostra di Hannah Rowan (Brighton, 1990), incentrata sul rapporto tra acqua e corpo umano e su concetti come la trasformazione della materia e il suo costante divenire.
Lo spazio centrale della galleria è occupato da interventi che indagano l’acqua, il suo mutare e il suo effetto sugli elementi che la circondano. Emblematica è l’opera Petrichor (Living Waters), dove il ghiaccio, inserito in ampolle di vetro soffiato, sciogliendosi bagna l’argilla alla base, oppure Vessels of Touch, in cui dai calchi delle mani dell’artista gocciola acqua che, spargendosi sul basamento in rame, lo ossida.
Nella sala adiacente, il video Tides in the Body ritrae l’artista durante le sue esplorazioni in Groenlandia: qui ha avuto l’occasione di studiare il movimento delle maree e di rapportarsi con gli elementi al confine tra acqua e terraferma, per entrare poi in confidenza con il ghiaccio, che l’artista abbraccia con il suo corpo nudo.
LA MOSTRA DI HANNAH ROWAN A MILANO
Il fulcro della ricerca artistica di Hannah Rowan sono le teorie idrofemministe di Astrida Neimanis, le cui radici affondano nel materialismo femminista. L’idrofemminismo rifiuta l’idea dell’immutabilità della natura per avvalorare una consapevolezza di interdipendenza tra corpi acquatici, a partire dal fluire dell’acqua nei nostri organismi. Nella rassegna milanese il corpo dell’artista si fa portatore di questo nuovo ideale, invitando tutti a riflettere e a seguirla, ondeggiando sulle maree della sua arte.
Marco Saporiti
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