Tutta la trasgressione di Aldo Mondino in mostra a Milano
Le ironiche opere di Aldo Mondino invadono gli spazi della Building Gallery, ripercorrendo la quarantennale carriera dell’artista torinese
Celebra l’attività versatile e trasgressiva di Aldo Mondino (Torino, 1938-2005) la mostra alla Building Gallery di Milano: una quarantina di opere esplorano differenti periodi (dal 1963 al 2003) con i pioneristici media usati dall’artista, anticipatore di una forma di eclettismo oggi diffusa.
L’ARTE DI ALDO MONDINO
Un artista che ha usato i sogni e la magia per far fronte all’austerità della vita con opere che talvolta sembrano uno spassoso raggiro. Mondino ha articolato la sua ricerca attraverso continue metamorfosi che hanno reso la sua produzione polimorfa: un tentativo incessante di trovare una risposta personale alle trasformazioni che si consumavano negli Anni Settanta, cercando di far coesistere la storia dell’arte con le immagini del consumo di massa, le fantasie personali, la religione, il classicismo, il misticismo, i viaggi in Oriente, gli amici e il kitsch.
Il suo ostinato bisogno di sperimentare con i materiali – come il caffè, le caramelle, lo zucchero, le colate di cioccolato del suo amato Piemonte, i marshmallow importati dall’America, il bronzo, i fiori, le Bic rigorosamente blu, la ceramica e i tappeti in eraclite – dimostra la sua capacità di far dialogare arte, artigianato, vita comune, natura e religione. Il tutto condito dall’uso dell’ironia, per smascherare le convenzioni con garbo.
LA MOSTRA DI ALDO MONDINO A MILANO
Al piano terra della galleria, le finte scatole di torrone piemontese sono disposte a semicerchio in una torre aperta (Torre di torrone, 1968), che però non consente l’ingresso. Nessun senso, solo un gioco da ammirare: l’arte è per Mondino un modo di avvicinarsi alla vita senza drammi. Ne è un esempio la piscina di marshmallow posta nell’angolo, Untitled (La piscina di marshmallows), 1982, sogno di grandi e piccini che ancora profuma; ma ecco l’inganno di quella scala in acciaio irraggiungibile, che impedisce l’uscita da un ambiente divenuto di colpo straniante.
I Tappeti stesi (1990-92) realizzati in eraclite (un materiale industriale utilizzato nell’ edilizia) vengono sovrapposti in composizioni a parete, rapiscono per la fascinazione dei colori vivaci ed evocano un mondo accogliente dove tutto è possibile. Così come le opere con i Palloncini e le didascalie che sembrano volarsene via.
LE OPERE DI ALDO MONDINO DA BUILDING GALLERY
Non solo elementi infantili, ma anche rispetto per i suoi maestri, gli amici, scrittori, poeti, filosofi, compositori, per i grandi dell’arte e della musica, per i rabbini e per le diverse tradizioni. La ruota al contrario di Duchamp (Ciclo e riciclo, 1980), imbottita di friulane di tutti i colori, non scorre e sembra la parodia della parodia.
Al piano superiore la Maternità di Casorati, ricostruita con un mosaico di tessere in bianco e nero, dimostra che Mondino non svilisce mai la sacralità dei riti, ma cerca di salvaguardarne la magia, mettendola in scena in un modo diverso.
Una selezione di opere di argomento ebraico (omaggio alla religiosità della madre) e i reiterati viaggi in Turchia e in Oriente, in Marocco e in Palestina, riportano l’attenzione sul rispetto per i maestri, per usanze e tradizioni, come testimoniato dalla dolcezza del supporto fatto di fili d’erba, zucchero bianco e marrone del suo Muro del pianto (1988).
Cristina Zappa
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