Artribune Podcast. Carlo e Fabio Ingrassia per Monologhi al Telefono
Nell'intervista con Donatella Giordano gli artisti descrivono il loro lavoro paragonandolo alla rigenerazione di un'onda. I due gemelli portano avanti una ricerca speculare che indaga sul processo di identità
Al telefono con Carlo e Fabio Ingrassia, gemelli siciliani che collaborano saldamente dal 2008 in un rapporto che si spinge dentro la materia, alla continua ricerca di un equilibrio. Operando specularmente su un formato di dimensioni ridotte, gli artisti sono interessati a esplorare il mondo naturale e le sue forze, partendo da quelle che muovono la grande madre della loro città natia: l’Etna.
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IL MONOLOGO DI CARLO E FABIO INGRASSIA
“Il vulcano è un principio dialetticamente attivo. È qualcosa che crea e distrugge materia – quella del magma – che è poi quello che facciamo noi attraverso questo processo di costruzione del segno ma anche di sottrazione del segno, di aggiungere all’uno ma di sottrarlo all’altro. È proprio il processo di identità che viene messo in crisi”, raccontano gli artisti al telefono. Nell’intervista i due gemelli raccontano la loro ricerca ravvicinata partendo dalle prime esperienze di lavoro in uno spazio domestico: “Non abbiamo lavorato su un tema ma la tecnica della matita è stata sempre per noi un esercizio”.
LA MOSTRA ALLA QUADRIENNALE DI ROMA
Attualmente in mostra presso gli spazi di Palazzo Braschi in occasione del programma espositivo della Quadriennale di Roma, i fratelli Ingrassia espongono, fino al 7 maggio, Astrazione Novecentista, un pastello che fa parte di una serie di opere di dimensioni ridotte, 8 x 8 cm, nata nel 2009. La mostra trae origine dal saggio L’arte radicale di Carlo e Fabio Ingrassia di Michelangelo Pistoletto, un testo che riconsidera il processo poverista come un riferimento culturale attivo e visibile nell’opera dei gemelli Ingrassia, per via della loro essenzialità che va oltre il superfluo e che arriva alla radice. Si tratta di un lavoro che lascia lo spettatore sulla soglia, in un rapporto di autotutela. Le finestre rappresentate sono chiuse e coperte parzialmente da foglie di edera di colore rosso e lo spazio intorno, vuoto, invita quasi all’ascolto più che alla visione: “Noi pensiamo all’opera come un processo di dilatazione”, dichiarano gli artisti, e continuano: “la buona e ordinata costruzione di un quadro si fa riducendo il problema ad un rapporto di quantità”.
Donatella Giordano
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