Familiare, divertente, inquietante: la prima mostra di Leandro Erlich a Palazzo Reale di Milano
Una delle figure di spicco della scena artistica internazionale arriva in Italia con le sue grandi installazioni, i suoi labirinti e le sue stanze vuote, con cui il pubblico si relaziona e interagisce creando nuovi significati
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E se la partecipazione all’installazione fosse la stessa installazione? E se l’esperienza personale contenesse il significato più profondo di un’opera, il suo riverbero più duraturo e significante? Da questo presupposto prende le mosse la colossale mostra site specific dedicata all’opera di Leandro Erlich (Buenos Aires, 1973) al Palazzo Reale di Milano. Dal 22 aprile al 4 ottobre la reggia accoglie – prima personale museale in Europa – la monografica Leandro Erlich. Oltre la soglia, che stanza dopo stanza illustra un viaggio delirante, un iperrealismo ludico e caleidoscopico, a tratti svagante e performativo a tratti labirintico e angosciante. Dal palazzo su cui “arrampicarsi” ai camerini apparentemente infiniti, dal salone di bellezza alle scale che si avvolgono su sé stesse e, come in un sogno lucido, invitano gli spettatori a entrare e perdersi. Installazioni e video, luci e specchi spappolano luoghi e occasioni familiari in momenti deliranti: Qui l’ordinario diventa, a tutti gli effetti, straordinario, e ci parla di noi e dei paradossi del nostro vivere contemporaneo.
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Leandro Erlich, Bâtiment (2004), A building facade laid flat under a mirror suspended at a 45-degree angle. Dimensions variable. Fourteen different facades each specific to the city that hosted the temporary installation
TUTTA L’OPERA DI LEANDRO ERLICH A PALAZZO REALE
“È un percorso complesso. Ci sono lavori fatti vent’anni fa e altri fatti quest’anno, e anche se non erano previsti come collezione unitaria sento un filo che connette tutte le opere”, spiega Leandro Erlich, che in Italia ha già visto le sue opere esposte al Macro, da Galleria Continua, nel parco di Villa Borghese e al Chiostro del Bramante. “Riflettono la mia ricerca e la mia preoccupazione nell’arte, anche se poi è difficile fare una biopsia del mio percorso, che senza dubbio è connesso con il cinema e la letteratura, in primis Borges”. L’artista argentino mira con le sue opere a ribaltare l‘architettura del quotidiano per mostrarci il nostro volto (a volte letteralmente) in un dialogo tra l’universale e il personalissimo. “Insieme agli specchi e alla luce, il pubblico è materia fondante delle opere di Erlich, per questo è stato al centro di ogni ragionamento di strutturazione del percorso espositivo“, racconta il curatore Francesco Stocchi. “Il pubblico fa il cinquanta percento dell’opera: la magia dell’arte è proprio il suo carattere soggettivo, per questo il suo significato cambia nel tempo”, precisa l’artista.
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Leandro Erlich, Changing rooms (2008), Paneling, stools, golden frames, mirrors, curtains, carpet and lights. Dimensions variable
“È una mostra che parla di noi, e si scopre a due velocità: c’è un primo approccio di facciata, che fa rimanere sedotti da un’estetica familiare e va incontro a un nostro recondito desiderio, quello di giocare, di performare con l’arte”, spiega ad Artribune Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura di Milano. “Il secondo livello è più introspettivo: ciascuno di noi proietta nelle opere significati propri. Quando ci si trova davanti a un salone di parrucchiere non si può che pensare alla propria esperienza, e così nel labirinto di camerini, così teatralizzato, o ancora nella classe vuota. La mostra, poi, gioca e insiste sulla fragilità umana, sulla socialità e sulle relazioni interpersonali. Leandro Erlich ha questa unica qualità di essere un artista che sa di poter giocare ma allo stesso tempo di far pensare con grande profondità”.
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Leandro Erlich, Global Express. New York / Paris / Tokyo (2011) Metal structure, folded metal case, aluminium frame, 60-inch screen, video player, and video animation, 100x147x14.5 cm
LA GRANDE MOSTRA DEDICATA A LEANDRO ERLICH A PALAZZO REALE
“Milano, oggi, per questo progetto, è teatro di un’anteprima mondiale, su cui l’artista stesso punta moltissimo, dimostrando di credere nella città e nel Fuorisalone. Ce la siamo aggiudicata creando un rapporto con lui grazie a chi lo rappresenta in Italia, a cominciare da Galleria Continua, e formando un gruppo di lavoro che ha creato un’idea concertata”, continua Sacchi. “Io desideravo una mostra che mettesse al centro Palazzo Reale, e anche l’opera che ne riflette la facciata punta proprio a questo. Sono sicuro sarà una mostra di grandissimi numeri, ed è rivolta a tutto il pubblico immaginabile”. L’esposizione, prodotta e organizzata con l’aiuto (e la spinta) di Arthemisia in collaborazione con lo Studio Erlich, si pone sì nel solco di esposizioni che hanno coinvolto milioni di visitatori nel mondo ma le supera con un’esperienza nuova e davvero completa. Un’esposizione niente affatto facile, quella sponsorizzata tra le altre da Generali e VeraLab di Cristina Fogazzi (proprietaria tra l’altro di una delle “nuvole” in mostra), soprattutto per la natura delle opere, monumentali e complesse da trasportare e allestire, al punto da far quasi desistere il team dedicato al progetto. “Non mi era mai capitato di affrontare difficoltà tecniche del genere”, racconta il direttore di Palazzo Reale, Domenico Piraina, “ma la desideravamo troppo. E dato che ci piace fare le cose bene, abbiamo realizzato la mostra più completa mai fatta al mondo sull’opera di Erlich, che esce dalle mura del palazzo diventando opera pubblica”.
Giulia Giaume
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