Le varie umanità di Lucia Pescador in mostra a Brescia
La nuova mostra di Lucia Pescador alla galleria APALAZZO a Brescia è l’occasione per guardare le culture attraverso i suoi occhi. Scoprendo lati inediti della nostra umanità
La scrittrice Ursula K. Le Guin, nel suo saggio del 1986 The Carrier Bag Theory of Fiction, proponeva una teoria degli albori della tecnologia diversa dalla comune narrazione basata sulla lancia come il manufatto principe dello sviluppo umano. A questa teoria, dalle tinte fallocentriche, Le Guin oppone il femminismo, postulando che il seme della civiltà risieda nella necessità di un oggetto che possa contenere e conservare ciò che si raccoglie durante la giornata: un recipiente. Sono questi i pensieri che accompagnano l’incontro con le opere di Lucia Pescador (Voghera, 1943) in mostra presso la galleria APALAZZO di Brescia. Pescador, infatti, si autodefinisce una “raccoglitrice di culture” e, non a caso, l’elemento iconografico che più l’ha rappresentata nel corso della sua carriera artistica è proprio un recipiente, il vaso.
LA MOSTRA DI LUCIA PESCADOR A BRESCIA
La mostra Africa per sentito dire e varia umanità, curata da Marta Sironi, non si limita a essere una retrospettiva del lavoro di Lucia Pescador; propone, piuttosto, un percorso in cui si alternano opere storiche a produzioni recentissime che guardano ai grandi temi dell’attualità, quali il conflitto in Ucraina e la pandemia. “Io lavoro per associazioni. A volte la mia mente passa da temi di grande importanza alle cose più banali. Ma, dopotutto, la vita è così”, ci confida l’artista. Mai narrative né decorative, le opere di Lucia Pescador esprimono suggestioni feconde di immaginari asiatici e africani, in un costante dialogo fra natura e cultura.
LE OPERE DI LUCIA PESCADOR IN MOSTRA A BRESCIA
Pescador ha una predilezione per la carta, soprattutto se essa possiede già una vita precedente all’opera. È così che pagine di quaderni e di libri, così come vecchie tabelle contabili, si trasformano nei supporti di disegni, riflessioni, dipinti che vivono dell’incontro tra l’artista e la storia del materiale. In particolare, visitando la mostra, si rimane colpiti dall’immensa quadreria del salone principale, potente manifesto visivo della poetica di Pescador. Non mancano gli omaggi ai grandi pensatori del Novecento, come Aby Warburg con il suo Rituale del serpente, ma soprattutto Walter Benjamin (dall’artista definito il suo “grande amore”), al quale Pescador dedica un prezioso diario filatelico. Particolarmente toccanti, infine, i delicati uccelli portalettere che Pescador disegna feriti, simbolo delle storie interrotte delle vittime della guerra in Ucraina. Africa per sentito dire e varia umanità è una valida occasione per guardare il mondo e le sue culture attraverso gli instancabili occhi di Lucia Pescador, provando a trattenere anche solo una goccia della loro curiosità.
Alberto Villa
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