Un’importante mostra su Ellsworth Kelly a Roma
Unica tappa italiana della rassegna internazionale dedicata al maestro dell’astrazione, la mostra alla Fondazione Nicola Del Roscio affianca disegni botanici e sketchbook inediti. Gettando nuova luce sulla poetica di Ellsworth Kelly
Nella mostra per il centenario della nascita di Ellsworth Kelly (Newburgh, 1923 –Spencertown, 2015) alla Fondazione Nicola Del Roscio, il percorso espressivo che conduce all’astrazione si lascia decifrare nelle carte esposte con rara limpidezza.
Il segno grafico di Kelly contiene in sé, infatti, gli epigoni di un naturalismo quasi scientifico maturato negli anni parigini, e insieme l’anelito alla semplificazione astraente, per la quale l’artista è internazionalmente noto.
La rassegna romana è la sola tappa italiana del tour espositivo organizzato dall’Ellsworth Kelly Studio di Spencertown. Dietro al prospetto Liberty a doppio colonnato, dal 2019 sede romana della Fondazione, si cela uno scenografico spazio ellittico, negli Anni Venti occupato dal Teatro Florida e da quattro anni cuore di mostre internazionali promosse dall’istituzione non profit.
È la volta del maestro statunitense, autore di cui alcune serie di disegni botanici in grande formato e una scelta di sketchbook finora inediti che accompagnano verso la sezione dei suoi celebri pannelli monocolore. Eppure sui muri scabri è il segno che traccia sagome di fiori e foglie a dar prova della mano e dell’ingegno di Kelly. I disegni testimoniano il suo mai sopito interesse per la nozione del vero cara ai pittori del tardo Ottocento: in sessant’anni di ricerca, fino al 2010, l’artista analizza le forme botaniche senza variare il sentimento della natura con cui le osserva, né l’intenzione di darne una lettura ideale e assoluta.
LA MOSTRA SU ELLSWORTH KELLY A ROMA
La mostra svela tre registri: uno intimo, sulle pagine degli sketchbook, rivelatori di un tratto indagatore ed emotivo. L’inchiostro sembra talora puntasecca, vibra e sgocciola sui contorni, tradisce l’amore verso quelle forme. I grandi disegni a parete sono invece assemblati per temi e schierano soggetti apparentemente identici ‒ rami di limoni, giacinti fioriti e tremuli, ninfee, amarilli puntuti, foglie e papaveri volatili, pompelmi e piante di mais, sacre foglie di vite ‒, resi unici da minime variazioni.
Nel percorso che dal dato naturale mira all’astrazione, Kelly risente dei suoi riferimenti, da Matisse ad Hans Arp, fino all’Espressionismo astratto americano, ma è nella serialità dell’indagine che si riconoscono le tracce del suo cammino verso la forma aniconica.
Quel percorso si compie nelle cromie assolute per le quali l’artista è presente nelle grandi collezioni mondiali. Una selezione del 1982 di pannelli in alluminio verniciato, nati come progetto di stampa e poi evoluti in oggetti, concludono la mostra. Il colpo d’occhio coglie, nella disposizione alternata, nella studiata distanza dal fondo che proietta l’ombra retrostante e nella mobilità geometrica delle sagome, l’ideazione di nuove prospettive, la ricerca di un punto di fuga che dia loro direzione e collocazione in una realtà mentale. Realtà inspiegabile senza l’autenticità del processo derivante dalle forme naturali.
Francesca Bottari
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