A Milano continua la riscoperta della pittura di Francesco Somaini
Nella Fondazione a lui dedicata vanno in mostra i dipinti degli Anni Cinquanta e Sessanta dello scultore lombardo. Studi su una forma che rimane aperta, pronta allo scambio con la dimensione plastica e con quella monumentale
L’antologica in tre sedi dello scorso anno ha riportato definitivamente all’attenzione del pubblico l’opera di Francesco Somaini (Lomazzo, 1926 ‒ Como, 2005), scultore dal percorso autonomo ed eccentrico, molto più sperimentale di quanto sia stato fin qui considerato. Ora la Fondazione a lui dedicata prosegue l’opera di approfondimento con una mostra dedicata alla sua pittura, da lui praticata negli Anni Cinquanta e Sessanta.
Anche qui le categorie sono aleatorie: il mezzo espressivo non viene praticato in sé, ma come parte di un progetto totale. Non si tratta di opere riducibili a bozzetti, né di una produzione parallela, ma di elementi costitutivi di una ininterrotta ricerca sulla forma che rimane costantemente e costitutivamente aperta (nonché sui materiali e sui mezzi espressivi).
LA MOSTRA SU SOMAINI A MILANO
Riflessioni ex ante, simultanee oppure ex post sulle dinamiche concretizzate anche in scultura, i suoi dipinti e graffiti su tavola, le tele e le lamiere trovano in mostra un confronto indispensabile e inevitabile con i disegni e, appunto, con le sculture.
I tratti stilistici sono solo in apparenza appartenenti all’atmosfera generale di quell’epoca, il cui tono era dettato dall’Informale: ci si immerge in un periodo di intensa sperimentazione, prodromo dei progetti di arte pubblica e dei felicemente inclassificabili disegni che Somaini realizzerà nei periodi successivi.
Stefano Castelli
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