La mostra veneziana su Edmondo Bacci, il rivoluzionario del colore
Alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ottanta opere, fra cui alcuni inediti, sintetizzano la produzione di Edmondo Bacci. Artista che ha fatto del colore la sua materia prima
Cosmos per gli antichi greci è ordine, quell’ordine che è apparso dopo il magmatico, primordiale chaos. L’idea del cosmo come energia in grado di governare la materia buia e la conquista dello spazio sconosciuto, con i primi razzi russi, devono aver costituito per gli artisti spazialisti un ottimo propellente per includere nel proprio linguaggio nuovi mezzi e nuove dimensioni, come proposto da Lucio Fontana. Anche Edmondo Bacci (Venezia 1913-1978) è firmatario, con altri artisti veneziani nel 1953, del manifesto Lo spazialismo e la pittura italiana del XX secolo.
Ma Bacci declina in maniera indipendente la sua idea di spazialismo: luce e spazio sono evocati dal colore. Come spiegherà Toni Toniato in una presentazione per la galleria del Cavallino: “Bacci non dipinge il fenomeno, ma lo attua”.
Il focus della mostra L’energia della luce ospitata dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia è costituito dalle tele degli Anni Cinquanta, periodo di riconoscimenti e fortuna internazionale. La serie Avvenimenti ‒ eventi che accadono nella tela ‒ racchiude esplosioni di colore, epifanie di luce e spazio, una ricerca di astratto lirismo accompagnato talvolta da strati materici di sabbie e gessi.
Le prime tele presenti nel percorso espositivo testimoniano l’impegno di Bacci come artista a contribuire alla svolta etica e sociale del periodo post-bellico. Un ancoraggio al presente fatto di griglie di ritmici segni neri, le fabbriche di Marghera, segni che poi vengono dissolti dall’evanescenza del colore, la forza vitale del fuoco delle fornaci.
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Edmondo Bacci nello studio, Venezia, 1961. Sul cavalletto, Senza titolo (1957 c.), proseguendo verso destra, Avvenimento #316 (Omaggio a Gagarin) (1958), Avvenimento #328 (1959 c.). Archivio Edmondo Bacci, Venezia
IL COLORE SECONDO BACCI
Il nucleo di opere successive, le Carte bruciate, si sviluppa con una gamma cromatica più essenziale, messa in relazione ai resti di fogli di carta combusti. Come una testimonianza, il fuoco trasforma la carta in imprevedibili costellazioni di corpi neri. E ancora questa sperimentazione porta Bacci a utilizzare nei lavori degli Anni Settanta, influenzati dell’Arte cinetica, oggetti di uso quotidiano per formulare composizioni e forme aperte.
La mostra veneziana termina con un invito a confrontare il Giudizio finale (1730-35 circa) di Tiepolo con Avvenimento #31-A (Esplosione) del 1956: la struttura policentrica, il colore che si estende in modo meditato evoca in chi guarda la stupefacente espansione della luce, quasi a determinare l’idea di infinito. Un omaggio alla tradizione pittorica veneziana che ha costituito per Bacci la base da cui partire per sperimentare con il colore.
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Antonella Potente
Se già da piccolo sai quello che vuoi è un guaio: ho passato le ore più belle a fantasticare del niente e a guardare le figure dell'enciclopedia e mi sono ritrovata a scegliere il Liceo Artistico, perché mi piaceva disegnare…