Da New York a Venezia: le vedute di Pier Giorgio De Pinto in mostra a Milano
Quello di Pier Giorgio De Pinto, in mostra al Raucci/Santamaria Studio Project, è un certosino “remix analogico” degli scorci di due città famose in tutto il mondo. Fra luce, vetro e multimedialità
Varcare la soglia della galleria Raucci/Santamaria Studio Project a Milano è prendere un abbaglio. Tre immagini di urbanità stratificata campeggiano sulla parete, colte dal terrazzo del Whitney Museum di New York. Come controcanto, tre vedute di Venezia, dal bacino di San Marco, in momenti particolari della giornata, che ne connotano la luce e la temperatura, in dialogo con i Bellini, le Fiandre, il vedutismo. Nel resto della sala, gallerie di “ritratti” di oggetti in vetro di Murano, in posa come notabili della Serenissima.
LA MOSTRA DI PIER GIORGIO DE PINTO A MILANO
L’autore è Pier Giorgio De Pinto (Civitavecchia, 1968), che smaschera l’abbaglio parlando di acquarelli su carta cotone, realizzati con un manicale controllo formale. È un ampio sketch book scompaginato sulle pareti; un diario di viaggi fra New York e Venezia, accumunati dall’indagine sulla luce, sul vetro, sul riflesso e l’opposto, l’ombra, i chiaroscuri, l’opacità, la cecità. Una resa esecutiva frutto di un macchinoso processo di riporto, riproduzione della riproduzione: si coglie una foto, si stampa in modo casalingo, si riporta sul foglio con un’altra scala, si ricopia esaltando gli elementi di istantaneità. Un remix analogico, agito con la perizia di un antico maestro di bottega. È il gioco della mimesi estrema che cade nella finzione: fuggono piccoli errori, invenzioni come cammei, ma che si tengono insieme, arricchendo il risultato finale.
L’ARTE SECONDO PIER GIORGIO DE PINTO
Il richiamo alla poesia di Gertrude Stein tratta da Tender buttons impone una riflessione modernista sul concetto di vetro cieco: un oggetto è quello che è e in nessun modo può vedere alterata la sua natura intrinseca. Allo stesso tempo, l’oggetto assume molteplici significati simbolici: così come ogni cosa non è mai semplice come appare a prima vista; al contrario, la sua vera natura evoca sempre una complessità che va ricercata e compresa.
Sperimentatore di multimedia e intelligenza artificiale, con questa mostra De Pinto ha voluto tornare alla mano del faber, interrogandosi sulla visione in quanto processo inesauribile dell’arte.
Neve Mazzoleni
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