Chiasso Perduto, lo spazio sperimentale per artisti a Firenze

Fondato nel 2019, Chiasso Perduto propone un diverso approccio all’arte, per il pubblico e per gli artisti. Uscendo dai soliti circuiti. L’intervista

Chiasso Perduto è uno spazio sperimentale per residenze artistiche e mostre nel centro di Firenze, ricavato all’interno di Palazzo Machiavelli. Un luogo dalla forte identità per la sua architettura e la sua storia. Le proposte delle fondatrici Francesca Morozzi e Sandra Miranda Pattin consentono agli artisti di ampliare la loro ricerca e di aprire un dialogo con il quartiere e la città. Il nome evoca quello dei vicoli stretti in cui leggenda vuole che un tempo si incontrassero gli amanti per non essere scoperti.
Francesca Morozzi è originaria di Bologna, è un’artista interessata principalmente alla pittura e si occupa dell’allestimento di ogni progetto. Sandra Miranda Pattin, invece, è un’artista di Bogotá, che si occupa degli aspetti legati alla performance e all’installazione, oltre a seguire le residenze e il progetto curatoriale. Ci siamo fatti raccontare da loro origini e obiettivi di Chiasso Perduto.

Chiasso Perduto, opera di Christine Schroder, Matrix, 2023. Photo Luciano Basagni

Chiasso Perduto, opera di Christine Schroder, Matrix, 2023. Photo Luciano Basagni

INTERVISTA ALLE FONDATRICI DI CHIASSO PERDUTO

Nel 2019 avete fondato Chiasso Perduto con il desiderio di de-costruire e ri-configurare l’esperienza artistica, come voi stesse avete dichiarato. Ci spiegate meglio in cosa consiste la vostra ricerca?
Il nostro spazio invita l’artista ad abbandonare temporaneamente la sicurezza di fare un progetto con opere già prodotte e risolte. L’artista deve de-costruire la ricerca proprio per tradurla in uno spazio, per arricchirla dell’esperienza di abitarlo, perché la natura architettonica stessa del luogo provoca uno stimolo diverso. Il Chiasso Perduto non ha un solo muro dritto, è tendenzialmente curvo e asimmetrico, pieno di nicchie, dove non c’è segnale wi-fi; è un luogo dove la sfida sta proprio nel capire come l’articolazione estetica che si è sviluppata può evolversi e stabilire così un dialogo con il territorio. L’artista si confronta con le proprie costruzioni culturali e con la città, attraverso l’esperienza personale di abitarla in modo diverso da quello offerto a un turista. L’idea è quindi di mettersi in discussione, per arricchire e trasformare la propria ricerca, presentandola all’interno dello spazio in un modo totalmente nuovo.

Dall’apertura a oggi, qual è il vostro bilancio? Sono cambiati gli obiettivi? Se sì, in che modo?
Il bilancio è positivo, il progetto funziona e si evolve, impariamo da ogni esperienza. Gli obiettivi non sono cambiati, semmai si sono riaffermati, abbiamo capito che questo format è vincente per entrambe le parti: accompagnare un artista nella sua evoluzione, in qualunque momento della sua carriera sia, è esattamente ciò che vogliamo continuare a fare. In più continuiamo a credere che l’arte debba essere soprattutto un’esperienza e non solo uno stimolo visivo. Il nostro spazio e il modo in cui viene gestito permettono sia all’artista sia al pubblico di viverla come tale.

Come scegliete gli artisti? Cosa devono trasmettervi?
La prima scelta è dettata da un insieme di valori, la produzione artistica deve avere una coerenza concettuale ed estetica anche minima, poiché noi abbiamo lavorato sia con artisti emergenti e molto giovani, sia con artisti già affermati. La seconda fase è un incontro online che ci permette di raccontare l’esperienza della nostra residenza in modo da capire se l’artista si trovi in una fase della sua vita in cui abbia voglia di mettersi in discussione. Per fare una residenza come la nostra bisogna essere disposti ad aprire una conversazione che può portare anche a delle domande provocatorie e scomode ma che mirano, sempre nel rispetto della ricerca dell’artista, a esplorare un territorio diverso da quello fino a quel momento percorso.

Chiasso Perduto, performance di Zosia Zoltowski, Mimesi, 2022. Photo Sandra Miranda Pattin

Chiasso Perduto, performance di Zosia Zoltowski, Mimesi, 2022. Photo Sandra Miranda Pattin

Chi è il vostro pubblico?
Il nostro pubblico è decisamente vario, non abbiamo un pubblico di nicchia e questo ci soddisfa moltissimo, ci sono tante persone che prima delle nostre mostre non frequentavano molto le gallerie e ora sono entusiaste di vivere l’arte come un’esperienza aperta a tutti. Non sappiamo mai chi verrà alle inaugurazioni, è sempre una sorpresa ritrovare alcune persone oppure averne di totalmente nuove che magari sono passanti o sono interessate perché hanno visto la locandina. Spesso organizziamo insieme a Miriam Hurley ‒ fondatrice di Speakeasy Firenze ‒ un’attività chiamata Oltrarno Art Crawl, che fa le veci di una notte nelle gallerie, invitando anche altri spazi o studi d’artista a farne parte. Questo è ancora un pubblico diverso, da tutto il mondo, che si iscrive perché ha un interesse molto forte nel visitare una mostra accompagnata da una presentazione. Un altro aspetto molto importante è che, nel nostro spazio, l’artista residente è sempre presente e viene coinvolto come parte dell’esperienza nell’accompagnare il pubblico attraverso la mostra.

Che rapporto avete con i collezionisti?
Non ci prefiggiamo di creare legami con collezionisti. Può capitare, ma spesso gli interventi e le mostre sono progetti effimeri; altre volte capita che le opere d’arte che sono fisicamente esistenti e trasportabili vengano vendute privatamente, ma rimane il fatto che non è il nostro scopo. Per questo spesso collaboriamo con gallerie d’arte che si occupano di vendere le opere prodotte dai nostri artisti ‒ sempre quando questo è possibile.

Chiasso Perduto, opera di Roberta di Laudo, (Non) avere spina dorsale, 2022. Photo Francesca Morozzi

Chiasso Perduto, opera di Roberta di Laudo, (Non) avere spina dorsale, 2022. Photo Francesca Morozzi

RESIDENZE E ATTIVITÀ DI CHIASSO PERDUTO

Ci parlate delle vostre residenze artistiche?
Una residenza artistica, oltre a essere un periodo di formazione e di sviluppo di un progetto, per lo più in situ, è una crescita interiore dell’artista, attraverso sessioni e incontri quotidiani che hanno lo scopo di motivare l’artista a mettersi in discussione e indagare onestamente su di sé e sulla propria ricerca. Cerchiamo di condurlo verso lo studio di territori inesplorati, per raggiungere una conseguente consapevolezza dei contenuti. È interessante evidenziare come questi dialoghi creino rapporti di profonda umanità tra noi e l’artista; uno scambio reciproco e la condivisione di esperienze si traducono in nuove chiavi di lettura per strutturare il progetto finale, un’esperienza artistica in cui cerchiamo di attivare tutti i sensori percettivi. È doveroso sottolineare che l’identità artistica dei nostri residenti non viene snaturata, ma semplicemente potenziata ed elevata ad altri livelli di lettura, anche utilizzando diversi media per un unico progetto. Per questo ci definiamo uno spazio artistico sperimentale.

Che rapporto avete con la città di Firenze?
Un rapporto da osservatrici, certamente le portiamo rispetto e siamo grate per l‘opportunità di arricchire questo patrimonio artistico e culturale da tutti invidiato, generando un piccolo contributo positivo con questa nostra diffusione di freschezza e contemporaneità per la città, non dimenticandone il passato. Operiamo in questo spazio che di per sé ha una forte identità storica e che fa parte di Palazzo Machiavelli. Vogliamo proporre anche un modo di vivere Firenze al di fuori dei circuiti, spesso troppo veloci, del turismo di massa.

Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Vorremmo espandere questa idea di esperienza sperimentale all’estero, indirizzata a quei creativi che necessitano di trovare nuovi stimoli per ampliare la propria ricerca artistica confrontandosi con patrimoni naturalistici e culturali differenti da quelli usuali e ai quali non sono abituati. Stiamo pensando di sviluppare questa idea di experience in Colombia, invitando i creativi a utilizzare le risorse del territorio, con la finalità di sviluppare una azione artistica più esplorativa che non necessariamente ha come scopo concludere un progetto. E per il domani, naturalmente, vogliamo continuare a consolidare la nostra attività a Firenze con il Chiasso Perduto.

Alessia Tommasini

https://www.chiassoperduto.com/

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Alessia Tommasini

Alessia Tommasini

Sono veneta di nascita, ho abitato per anni a Roma e ora a Firenze. Mi sono laureata in Filosofia a Padova e subito ho cominciato a muovere le mie prime esperienze nel campo della creatività e dell'arte, formandomi come editor,…

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