Misteri ed esoterismo. L’arte di Stanislao Lepri in mostra a Milano
Compagno di Leonor Fini, il protagonista della mostra alla galleria Tommaso Calabro ha fatto dell’inconscio il suo terreno di indagine. Con rimandi a Bosch e ai Bruegel
La Galleria Tommaso Calabro di Milano dedica un’ampia mostra a Stanislao Lepri (Roma, 1905 – Parigi, 1980), personaggio poco ricordato con una storia assai particolare. Pare semplicistico e per molti versi fuori luogo definirlo “surrealista”. Hunter Braithwaite, nel suo testo che accompagna la mostra, parla infatti di una personalità della controcultura.
Il fascino della rassegna è il personaggio stesso, di cui la pittura è una delle componenti. Nato nel 1905 da una famiglia molto agiata dell’aristocrazia nera romana, disegnatore dilettante al di fuori di manifesti e correnti, nel 1942 incontra casualmente, mentre esce dal teatro di Montecarlo, lo stato del quale era console italiano, Leonor Fini. Le dà quindi un primo appuntamento per acquistare un suo dipinto e da quel momento non si separano più. Consigliato dalla bizzarra artista, Lepri lascia la diplomazia e si dedica alla pittura sino alla fine dei suoi giorni.
LA MOSTRA SU STANISLAO LEPRI A MILANO
Qui possiamo vedere una quarantina delle sue opere, dai bellissimi disegni a china raffiguranti bestiari fantastici alle opere pittoriche in cui è evidente la conoscenza della pittura fiamminga di Bosch, dal quale prende in prestito certi dettagli iconografici, e dei Bruegel, dei quali guarda alla composizione spaziale, ma anche ai soggetti pittorici. La sua formazione nella Roma di inizio secolo, preconcordataria, in cui la Chiesa si sentiva prigioniera dello stato, emerge da certe scelte di immagini di rimando esoterico. Affascinanti dipinti e i disegni con gatti, che popolavano la casa di Leonor e di Stanislao, ai quali, in un anticonformista ménage à trois, si era aggiunto, nel 1951, lo scrittore polacco Constantin “Kot” Jelenski. Quest’ultimo, parlando di Lepri, affermava: “La sua fantasia non è mai gratuita: originata dal suo io più profondo, incontra l’inconscio collettivo del nostro tempo e ci restituisce le nostre stesse ansie, addolcite da una sorridente ironia e da una tollerante saggezza”. Esoterismo, psicanalisi, religione, zoologia: sono solo alcuni degli strumenti che ci servono per entrare nell’universo di Lepri, che pare perfettamente rappresentato, ne L’Oeil dans le Jardin (1968), dall’occhio felino che ci scruta dalle foglie in tutto il suo insondabile mistero.
Angela Madesani
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