A Ginevra 60 artisti raccontano la metamorfosi

Più di duecento opere affollano il CAC di Ginevra nel solco di un tema sempre attuale e mutevole per antonomasia: la trasformazione

Corpi sofferenti e anelanti a una sorta di transustanziazione, escrescenze vegetali che fuoriescono da tronchi avviluppati su se stessi, carni che si pietrificano o si espandono in bolle vitree o in agglomerati medusiaci, creature ibride piovute da un passato mitico o protese su un minaccioso futuro: al Centre d’Art Contemporain di Ginevra, la mostra intitolata Chrysalide: le rêve du papillon, a cura del direttore Andrea Bellini con la collaborazione di Sarah Lombardi e Sara De Chiara, ci apre le porte su un universo variegato e cangiante, colto in un processo di continua trasformazione. Motivo conduttore dell’esposizione, che conta una sessantina di artisti e più di duecento opere, è infatti la metamorfosi, colta nelle sue più svariate declinazioni, risalendo dalle sue radici mitologiche e archetipiche alle sue attuali implicazioni psicologiche e sociali, culminanti in traslitterazioni sessuali, slittamenti identitari, smottamenti corporei.

Sin Wai Kin, If I had the words to tell you we wouldn’t be here now. Performance at Chi Wen Gallery, Taipei, 2019. Courtesy the artist and Chi Wen Gallery. Photo Ivy Tzai

Sin Wai Kin, If I had the words to tell you we wouldn’t be here now. Performance at Chi Wen Gallery, Taipei, 2019. Courtesy the artist and Chi Wen Gallery. Photo Ivy Tzai

LA MOSTRA AL CAC DI GINEVRA

Percorrendo i tre piani della Kunsthalle ginevrina, anche la temperatura psicologica e intellettuale dello spettatore viene presa nel vortice delle mutazioni, slittando da una prospettiva culturale all’altra. Si passa infatti dalla distillata sofisticazione grafica di un geniale illustratore come Luigi Serafini alla tellurica, totemica, arcaica poetica di uno scultore-sciamano come il brasiliano Pedro Wirz; e siamo invitati a sintonizzarci ora con le canoniche presenze di primedonne quali Kiki Smith e Cindy Sherman, ora con affascinanti figure semisconosciute, recuperate dalla Collection d’Art Brut di Losanna. Come Marguerite Burnat-Provins, con i suoi disegni di volti fantasmatici, omuncoli e diavoletti, o come Marie Bouttier con i suoi proliferanti erbari tracciati a grafite. E ancora, provenienti da questa stessa collezione, ci stupiscono i deliri vegetali della ceca Anna Zemánková, i tenebrosi ominidi dell’iraniano Davood Koochaki e i demoni e mostriciattoli del ghanese Ataa Oko.
Altra presenza straordinaria è quella di Grisélidis Réal. Sepolta poco lontano dal luogo dell’esposizione, nel prestigioso Cimetière des Rois, sotto una lapide che la definisce “scrittrice – pittrice – prostituta”, incarna un personaggio dal carattere ribelle e controcorrente: dovendo mantenere quattro figli avuti da tre uomini diversi, si trovò infatti a dover scegliere la strada della prostituzione, incamminandosi in un tipo di vita che non rinnegò mai, assumendo anzi su di sé il ruolo di paladina della categoria, e parlandone apertamente e diffusamente nei suoi libri. Qui viene finalmente dato spazio alla sua attività artistica attraverso i suoi visionari disegni, come La Tigresse e Démon surréaliste, entrambi del 1963.

Rachel Rose, Sixth Born, 2019. Rock and glass, 15.9 x 24.4 x 20.6 cm / 6 1/4 x 9 5/8 x 8 1/8 in. Photo credits: Andrea Rossetti © Rachel Rose, Courtesy the artist and Pilar Corrias, London

Rachel Rose, Sixth Born, 2019. Rock and glass, 15.9 x 24.4 x 20.6 cm / 6 1/4 x 9 5/8 x 8 1/8 in. Photo credits: Andrea Rossetti © Rachel Rose, Courtesy the artist and Pilar Corrias, London

GLI ARTISTI IN MOSTRA A GINEVRA

Kaari Upson, artista americana che era solita indagare gli scompensi della personalità e i cortocircuiti della psiche, ci offre due coppie di ritratti della serie Kiss Paintings (2009-15): in questi dipinti la figura umana è come risucchiata fuori di sé attraverso una tecnica pittorica la quale, più che delineare, sembra estrarre i connotati facciali da una suppurazione interna, attraverso un procedimento che sfrangia la pasta cromatica quasi strappandola via dalla superficie del dipinto, ridotta a una sorta di vello ispido e filamentoso. Le sculture in pietra e vetro soffiato di Rachel Rose e i grandi disegni di Mathilde Rosier evocano ibridazioni tra il geologico e il marino, creature irretite in concrezioni paralizzanti e avviluppamenti tentacolari.
Tra le videoinstallazioni è da notare la performance di Sin Wai Kin, che reinterpreta la stilizzata cerimonialità dell’Opera di Pechino dal punto di vista di una drag queen, mentre Blue Moon (2022) di Marianna Simnett sfrutta una sofisticatissima tecnologia digitale per dar vita a proteiformi figure tratte dalla mitologia greca, che si liquefanno in un ininterrotto flusso di disfacimenti e reincarnazioni.
Se i fotomontaggi in bianco e nero, caleidoscopici e feticistici, di Pierre Molinier sono ormai largamente diffusi e apprezzati, meno conosciuti sono gli scatti di Tomasz Machciński, polacco, “l’uomo dai mille volti”, che ritrasse se stesso in innumerevoli travestimenti. In questa prospettiva di trasformismo e di slittamenti sessuali è doverosa la presenza di Luigi Ontani, tra i primi a riflettere, a partire dalla fine degli Anni Sessanta, sui paradossi e sugli ondeggiamenti dell’identità personale, con i suoi autoritratti fotografici in disguise e in seguito con le sue sculture bizantineggianti e surreali, come il qui presente Uovo di bronzo del 1998, costellato di occhi, simbolo di vita e di conoscenza, che ci accoglie al secondo piano e costituisce idealmente l’introibo della mostra. Mostra che, due piani sopra, può dirsi conclusa con Breathing Machine IV (1968) di Lynn Hershman Leeson, la cui effigie in cera, pur evocando una maschera mortuaria, si ritrova costellata di farfalle e conserva un’allure voluttuosa e ammiccante: possiamo udirne il respiro affannoso, residuo soffio vitale ma anche indizio di rinascita e preludio di nuove, incessanti rigenerazioni e trasformazioni.

Alberto Mugnaini

Ginevra // fino al 4 giugno 2023
Chrysalide: le rêve du papillon
CAC
Rue des Vieux-Grenadiers 10
https://centre.ch/

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Alberto Mugnaini

Alberto Mugnaini

Alberto Mugnaini, storico dell’arte e artista, si è laureato e ha conseguito il Dottorato di Ricerca all’Università di Pisa. Dal 1994 al 1999 ha vissuto a New York, dove è stato tra i fondatori del laboratorio di design “New York…

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