Futuro Antico. Intervista a Raffaella Cortese

Una nuova galleria aperta dopo il Covid, dove avviare con coraggio nuovi percorsi con i propri artisti: questa la visione del domani di Raffaella Cortese

Raffaella Cortese ha aperto la sua prima galleria nel 1995 a Milano, dove ha frequentato l’Accademia di Belle Arti. Lavora con artisti come Joan Jonas, Simone Forti, Yael Bartana, Miroslaw Balka, Roni Horn, Monica Bonvicini, Francesco Arena e Marcello Maloberti.
Nel 2022 ha aperto Aedicula, una seconda sede ad Albisola Superiore, in Liguria.

Quali sono i tuoi riferimenti ispirazionali nell’arte?
Quando ero giovanissima, aspettavo con ansia l’arrivo dei fascicoli de I maestri del colore nell’edicola del mio paese. Appena li avevo tra le mani li sfogliavo e mi sentivo trasportare all’interno di opere eccezionali, in tempi e luoghi lontani e in colori magnetici. Mi sentivo davvero meravigliata da tanta bellezza e valore.
La narrativa è stata un’altra grande fonte di ispirazione, ho sempre letto molto e alcune volte ho desiderato far nascere delle mostre collettive proprio da queste mie letture, cercando di reinterpretarle e rielaborarle. Oggi è invece essenzialmente la poesia a darmi le principali suggestioni quotidiane. Penso che sia la forma d’arte più contemporanea che esista: io, che amo molto il minimalismo in poesia, trovo che alcuni brevissimi insiemi di versi riescano davvero a essere di una profondità e verità assolute. In questo mi sento legata a Tucci Russo, a cui va il mio pensiero. La poesia è in grado di aprirmi le porte della meraviglia, di farmi guardare in alto, di guardare largo, di guardare in profondità. Poi però, forse anche per contrasto, mi appassiono alle serie televisive, specialmente di produzione nordica, i thriller, i gialli, laddove gli indizi diventano fondamentali per l’esito dell’indagine, così come i dettagli lo sono nel mio lavoro. E poi ovviamente sono di continuo ispirata dagli artisti con cui lavoro, specialmente quelli con cui lavoro da tanto tempo, con i quali sono in stretta connessione e con cui ho dei rapporti molto profondi.

Marcello Maloberti, INVITAMI NOTTE A IMMAGINARE LE STELLE, 2023

Marcello Maloberti, INVITAMI NOTTE A IMMAGINARE LE STELLE, 2023

Qual è il progetto che ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?
Tra gli ultimi progetti importanti c’è sicuramente la donazione fatta insieme a Marcello Maloberti del suo neon INVITAMI NOTTE A IMMAGINARE LE STELLE al Memoriale della Shoah di Milano, in occasione del Giorno della Memoria del 2023. Abbiamo appena saputo che sono stati superati i 50mila studenti visitatori nell’anno scolastico in corso, un traguardo eccezionale che ci indica come quest’opera luminosa abbia anche contribuito nell’aumentare la visibilità di questo luogo così importante per la nostra storia. Questo progetto ha generato inoltre dei rapporti molto belli, mi ha fatto conoscere Liliana Segre e mi ha portato a una rilettura di testi sulla Guerra Mondiale, sul nazismo. Tutto questo mi ha consentito di sviluppare una nuova visione su quanto ci è accaduto con il Covid, soprattutto per noi che abitiamo e lavoriamo in Lombardia. È stato importante per avere una percezione più profonda della dimensione e della misura di quello che è accaduto e accade intorno a noi, sia a livello personale che collettivo.

Che importanza ha il Genius Loci all’interno del tuo lavoro?
Dopo il difficile periodo pandemico ho aperto un piccolissimo spazio espositivo di dodici metri quadrati ad Albisola Superiore, in Liguria, proprio a due passi del mare. È un territorio a cui sono legatissima, sin da bambina: altro che Genius Loci, qui sono cresciute le mie radici, che hanno preso profondità durante i meravigliosi Anni Sessanta. Credo sia molto importante tenere sempre presenti le proprie origini. Anche per questo non ho mai aperto una sede all’estero, proprio perché amo Albisola, Milano, l’Italia e la sua provincia, è il Paese che mi ha cresciuto e mi ha dato così tanto, per questo ho sempre cercato di restituirgli qualità, bellezza, cultura. E ciò non mi ha ovviamente impedito di avere una visione internazionale, anzi, lavoro con ventisei artisti non italiani, viaggio spesso all’estero. Ho da poco visto al cinema Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti, che esprime questa pienezza dell’italianità a cui mi sento legata nelle sue forme, ossessioni, trasformazioni.

Raffaella Cortese con Joan Jonas, Venezia, 2022. Photo Lele Buonerba

Raffaella Cortese con Joan Jonas, Venezia, 2022. Photo Lele Buonerba

PASSATO E FUTURO SECONDO RAFFAELLA CORTESE

Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico?
Il futuro si costruisce ogni giorno su una coscienza alimentata dal passato, a cui credo moltissimo, come vale per la storia, la cultura. Per questo mi piace la durata, che è esperienza, percorso, condivisione, un valore molto importante. Il Canto alla durata di Peter Handke giace sul mio comodino da alcuni mesi, ed è una discussione filosofica in forma di poemetto, che mi accarezza.

Quali consigli daresti a un giovane che voglia intraprendere la tua strada?
Direi che ci vuole una passione smisurata, esagerata, un binomio arte e vita, unita a una grande determinazione e a una complicità intellettuale e umana. E soprattutto suggerirei di tenere sempre a mente un principio che è alla base del mio modo di lavorare: l’artista e la sua opera sono sempre al centro e hanno sempre la priorità. Poi cercherei di costruirmi una professionalità solida, onesta, che coniughi cultura, mercato e valori umani e che riesca abilmente a stare in equilibrio tra questi aspetti e valori. Altro elemento importante è il coraggio di andare controcorrente, anche esprimendo idee passate di moda, a volte basta prendere quello che già c’è, riconoscerne l’essenziale, collocarlo nel contesto della nostra epoca ed esprimerlo in modo nuovo.

Marcello Maloberti, Amore portami dove sono, 2022, Aedicula Raffaella Cortese

Marcello Maloberti, Amore portami dove sono, 2022, Aedicula Raffaella Cortese

In un’epoca definita della post verità, ha ancora importanza e forza il concetto di sacro?
Per me l’arte ha a che fare con il trascendente, lo spirituale. Non a caso reputo che Lo spirituale nell’arte di Kandinskij sia uno dei libri più belli di sempre sul profondo bisogno di cambiamento, alimentato dal principio di necessità interiore. Poi l‘arte ha anche a che fare con la permanenza, che agisce nel tempo e nello spazio, aggiungendo storia e valore alle istituzioni e al rapporto con la natura e il pianeta.

Come immagini il futuro? Sapresti darci tre idee che secondo te guideranno i prossimi anni?
Io non amo scrutare la sfera di cristallo. Immaginare il futuro è un azzardo, io non guardo neanche le previsioni meteorologiche, mi piace svegliarmi e vedere che tempo fa! Chi avrebbe potuto prevedere la pandemia, la crisi di valori che ha generato, la guerra e le guerre, il crollo di ogni previsione finanziaria? Fare delle previsioni è molto difficile e lo è ancora di più, paradossalmente, in questo mondo alluvionato da informazioni, pervaso da molte conflittualità, instabilità e soggetto a molteplici crisi. Certamente l’avvento dell’intelligenza artificiale porterà a una serie di cambiamenti, che noi stiamo registrando, e di conseguenza entreremo in rapporto con le sue complessità. Penso che sia davvero molto meglio mantenere un certo tipo di lucidità e di coraggio quotidiano. Gli artisti e le loro visioni contano tantissimo, io mi lascio guidare da loro e dal giorno che passa, dal fare quotidiano: mi interessa comprendere la realtà giorno per giorno, sentendola scorrere sulla mia pelle.

Ludovico Pratesi

https://raffaellacortese.com/

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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