Etica aziendale e fai-da-te nella mostra di Anastasia Sosunova a Milano
Essere l’impiegato del mese è una fortuna o una condanna? A chiederselo è l’artista lituana in mostra nella galleria eastcontemporary
Tra le tante relazioni che intrecciano gruppi e comunità, l’etica aziendale è una delle più affascinanti. E ambigue. Come primo oggetto di riflessione sulle dinamiche organizzative del business odierno, Anastasia Sosunova (Ignalina, 1993) ha scelto la realtà del fai-da-te. Gli spazi della galleria eastcontemporary a Milano evocano gli storici negozi dell’azienda lituana Senukai. Negozi che nascondono logiche di eccellenza ed efficienza valide ben al di là delle pareti di una catena di bricolage.
Artista dall’identità fluida, come lei stessa si definisce, Sosunova è abituata a stare dove i confini si incontrano (o scontrano). Tanto quelli materiali, quanto quelli simbolici e ideologici, che si riflettono nelle relazioni quotidiane. Sosunova proviene da un piccolo paese ai margini della Lituania, ma è di madrelingua russa. Il bilinguismo, il vivere là dove l’Europa occidentale si tocca con la Russia, sono parte della sua esistenza, nonché origine della sua ricerca artistica. I contatti, gli scambi, le regole intra-gruppo la appassionano. Con metafore semplici, spesso riprese dal suo retroterra religioso e culturale, parla di temi complessi. Un esempio è la mostra in questione, che parte dalla catena di fai-da-te più nota nel suo Paese per approfondire tematiche universali.
LA MOSTRA DI ANASTASIA SOSUNOVA A MILANO
Lo spazio di eastcontemporary si trasforma in un’asettica rievocazione di un negozio di bricolage. Self, OBI, Bricocenter. Nomi familiari ai visitatori locali quanto all’artista lituana. I pannelli informativi che pendono dal soffitto sono gli stessi. I cestini metallici, con tanto di guanti da lavoro in vendita, altrettanto. Ciò che cambia è il contesto: non l’affollato megastore che ci si aspetterebbe, ma una stanza bianca, che invita alla meditazione. Il tema? L’etica aziendale: codici e convinzioni per migliorare se stessi. Più capacità, più efficienza, più produttività per l’azienda. Di chi sia veramente il guadagno (se dei lavoratori o dell’imprenditore) è una domanda aperta, che riecheggia nel titolo della mostra, Employee of the Month.
LE OPERE DI SOSUNOVA DA EASTCONTEMPORARY
Osservando i pannelli di compensato al centro della galleria, lo sguardo vaga tra vecchie fotografie e lastre in alluminio con incisioni su rame e zinco. Le prime ricordano Senukai, storico commerciante lituano di bricolage. L’emblema della democrazia aziendale del Paese. Le seconde, invece, si muovono verso il religioso e il demoniaco: il san Giovanni dell’Apocalisse (1496-98) di Dürer diventa un impiegato che tende il computer al cielo (Sun Mother, 2021). Questa commistione non è casuale. La scelta rispecchia certi manifesti promozionali, ma anche la logica dell’iconografia ortodossa di raggruppare molteplici riferimenti visivi attorno a un solo soggetto.
Tutto si conclude (o comincia) con un inchino forzato davanti a una torta di compensato e silicone poggiata a terra. La scritta di glassa al centro cita ancora lo slogan Employee of the Month. Chi sarà il fortunato (o lo sventurato) vincitore?
Emma Sedini
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