Pittura e intimità. Mostra di Patrizio di Massimo nella sua Jesi
Un’efficace collaborazione tra istituzioni pubbliche e private è alla base della prima mostra antologica in Italia dell’artista marchigiano, ora di stanza a Londra
Tra sogno e realtà, tra aspirazione alla calma e conflitti quotidiani, tra desiderio di ritirarsi nella propria sfera interiore e la mostruosità urlata del mondo di fuori: oscilla tra poli opposti la pittura figurativa di Patrizio di Massimo (Jesi, 1983; vive a Londra), alla prima mostra antologica su territorio nazionale, ospitata dalla sua città natale grazie alla collaborazione virtuosa tra il Comune di Jesi, che ospita la mostra presso i musei civici di Palazzo Pianetti, e la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, sede della sezione a Palazzo Bisaccioni, con il supporto di gallerie e fondazioni internazionali.
LA MOSTRA DI PATRIZIO DI MASSIMO A JESI
La mostra, a cura di Massimo Vitangeli e Ludovico Pratesi, presenta nelle due sedi venticinque dipinti, una scultura e dodici disegni (questi mai esposti in precedenza) in un percorso suddiviso in cinque sezioni che seguono i nuclei tematici del lavoro dell’artista: gli autoritratti, i ritratti di famiglia, i litigi, le storie d’amore, i dipinti esoterici.
Sembra un mondo piccolo – della famiglia, degli amici –, che si limita allo spazio della casa o addirittura del proprio letto, ma che la pittura rende universale, anche attraverso un linguaggio tradizionale usato dall’artista come metodo di esplorazione del mondo, che parte comunque sempre dal sé. Di Massimo afferma infatti: “Il mio lavoro si relazione alla storia dell’arte, come pittore figurativo non potrei fare altrimenti, non solo quella del Novecento; mi sento una sorta di artista che sta alla fine di una genealogia, mi appassiona questo modo di fare arte, che ci ha accompagnato fin dall’origine dell’umanità e non ha mai smesso di connetterci con chi siamo. Quando guardo un ritratto di qualsiasi epoca mi riconnetto con l’essenza dell’uomo che trascende i tempi. Non riesco a ritrovare questa sensazione in altri tipi di medium. La pittura sembra fuori dalle logiche del contemporaneo, in realtà mi rendo sempre più conto di quanto essa parli anche alla nostra contemporaneità”.
LA PITTURA DI PATRIZIO DI MASSIMO
L’artista dipinge principalmente ritratti, scegliendo tuttavia di indagare gli aspetti più intimi dell’esistenza, quelli che spesso non si vogliono mostrare, ma che sono parte della quotidianità. Una pittura che si oppone anche al mondo dei social, dove a emergere non è necessariamente la verità o ciò che si sta vivendo emotivamente in quel momento.
Tensioni opposte che si ritrovano anche nelle due opere dipinte in occasione della mostra, il trittico Alla Rosa Bianca e al Pettirosso e Autoritratto con Philip Guston, che dialogano con la Deposizione di Lorenzo Lotto conservata presso la Pinacoteca e le altre opere dei musei cittadini, elemento di ulteriore prestigio per la città di Jesi che si proietta nel mondo della produzione dell’arte contemporanea.
“Quello che succede all’interno di un dormiente è impossibile da dire. È la voragine, è il momento in cui perdiamo conoscenza, i sogni ci portano in dimensioni che non potremo mai immaginare, se il trittico può sembrare incubo, mi piace pensare che gli incubi siano forse gli unici momenti, un’opportunità, per risvegliarsi. Mi piace vedere questi due lavori che dialogano tra loro”, ha dichiarato l’artista.
Annalisa Filonzi
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