Non solo “Cene in Atelier” ma esperienze collettive. Torna il format di Spazio Taverna
Artisti, curatori e collezionisti s’incontrano per parlare di arte. E per mangiare assieme. Dopo il successo della prima stagione, tornano nuovi appuntamenti pensati e realizzati interamente dagli artisti
Gli studi d’artista si trasformano in “ristoranti” riservati a pochi con Cene in Atelier, il format che Spazio Taverna dedica ciclicamente ai soci del Club dei giovani collezionisti. “Per formare il club abbiamo invitato persone che avevano partecipato alle esperienze di Spazio Taverna e che sappiamo essere sensibili all’arte contemporanea” sottolinea Ludovico Pratesi, curatore e fondatore di Spazio Taverna assieme a Marco Bassan. Un circolo di persone appassionate ai linguaggi dell’arte contemporanea “con un occhio particolare per gli under 35”, riuniscono in serate conviviali “alla mercé” dei progetti ideati e realizzati interamente dagli artisti selezionati.
CENE IN ATELIER: PAROLA AL CURATORE E DIRETTORE DI SPAZIO TAVERNA, LUDOVICO PRATESI
“Le cene in atelier costituiscono la principale attività del Club Taverna, composto dai soci che sostengono le esperienze di Spazio Taverna, in quanto desiderano avere un rapporto diretto e intimo con gli artisti delle ultime generazioni, all’interno dei loro spazi di lavoro e di creazione, e si tengono in media ogni 45 giorni” spiega ad Artribune Ludovico Pratesi. “In sintonia con la filosofia di Spazio Taverna, le cene vengono immaginate dagli artisti come delle vere e proprie esperienze collettive, elaborate secondo la loro ricerca artistica. Ogni artista invitato ha pertanto immaginato una serata incentrata su un tema preciso, sviluppato in completa interazione con gli ospiti intervenuti, attraverso modalità e menù ogni volta diverse e sorprendenti”.
CENE IN ATELIER: ARTE E CIBO SI UNISCONO IN ESPERIENZE ARTISTICHE
Le cene della prima stagione hanno visto diversi artisti attivi nel panorama romano, come ad esempio Giulio Bensasson (Roma, 1990) nel suo studio nel quartiere Pigneto. L’artista ha fornito ai partecipanti un libretto di istruzioni disegnato da lui nell’ambito del progetto Temporary, invitando ognuno comporre la propria cena, dalle posate alle portate, nell’arco di 90 minuti. A marzo è stata poi la volta di Numero Cromatico, il collettivo artistico con sede a San Lorenzo. In linea con la loro ricerca, gli artisti hanno organizzato una serata di slam poetry chiedendo agli ospiti di interpretare le poesie prodotte dalle intelligenze artificiali del collettivo. A Pietralata, invece, negli studi di Diego Miguel Mirabella e Marco Emmanuele di Paese Fortuna i collezionisti si sono seduti attorno ad un unico tavolo e hanno mangiato pizza nei cartoni decorati dagli artisti con il braccio destro legato. Nel suo studio a Portonaccio, l’artista Alice Paltrinieri (Roma, 1987) ha pensato di connettere gli ospiti con un artista sconosciuto, con la clausola di poterlo ascoltare senza mai replicare. Per tutta la durata della cena (a base di uovo) una stampante 3D ha realizzato il calco di un uovo, venduto all’asta al termine della cena prima che gli ospiti scoprissero il nome dell’artista senza volto. A Centocelle, negli spazi di POST EX, gli studi di Lulù Nuti e Guglielmo Maggini si sono trasformati con la cena Brivido Cosmico. Il progetto è stato immaginato come un percorso tra gli atelier, passando dall’aperitivo sorseggiato nei bicchieri realizzati da Maggini per poi passare alla cena paesaggisticanell’atelier di Nuti, tra montagne di prosciutto e boschetti di verdure. Infine, chi avrebbe trovato le piccole fave nel dolce, avrebbe vinto un premio realizzato dagli artisti.
CENA IN ATELIER: LE SERATE DEL 2023
Il nuovo anno si è aperto, invece, con il duo Genuardi/Ruta borsisti dell’Accademia Americana di Roma. Un luogo suggestivo dove gli artisti e la direttrice dell’Accademia hanno accolto i collezionisti per una visita privata tra gli studi d’artista. Si è conclusa solo qualche settimana fa la seconda cena del 2023, svoltasi nell’artist run space di Tor Bella Monaca, Spazio IN SITU. Qui, le artiste Francesca Cornacchini e Federica Di Pietrantonio hanno realizzato il progetto MMMMMMY PLEASURE / solo dinner. La cena prevedeva un’esperienza solitaria, ispirata alle modalità ultra contemporanee di condivisione della propria vita (Youtube challenge, Tiktok trends), e a riferimenti alla storia della performance (eating a hamburger di Andy Warhol; le time-based sculptures di Erwin Wurm, The Onion di Marina Abramovic). Ad ogni partecipante è stata assegnata una postazione dove ha iniziato a mangiare e bere, vino glitterato, maionese azzurra e gelatine dai colori cangianti, davanti al proprio smartphone. La particolarità dell’esperienza era nell’interazione che ognuno ha instaurato con la propria immagine e con il proprio dispositivo.
Valentina Muzi
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