All’Oasi Zegna a Trivero la mostra di Roberto Coda Zabetta
Sopra Biella, l’intuizione di Ermenegildo Zegna ha dato origine a un luogo magico, tra boschi e pascoli che circondano lo storico Lanificio. Ma c’è spazio anche per l’arte, con una mostra in apertura
A Trivero Valdilana, località in provincia di Biella, nel 1910 venne fondato il Lanificio del Gruppo Ermenegildo Zegna. Negli anni 2000 la famiglia decide di creare la Fondazione omonima, per dare continuità all’eredità filantropica di Ermenegildo e perseguire gli obiettivi che lui stesso aveva delineato, precorrendo i tempi. Etica, estetica e ambiente sono infatti i focus intorno a cui ruota il pensiero di Zegna. Oggi lo spazio circostante il Lanificio ospita Casa Zegna, che racchiude i tesori della storia dell’azienda, la Fondazione (che ospita mostre d’arte contemporanea) e l’Oasi, polmone verde che si sviluppa tutt’intorno.
L’AZIENDA E L’OASI ZEGNA
L’Oasi Zegna nasce nel 1993 da un’idea di Ermenegildo Zegna che, affascinato dalla bellezza della natura e del territorio che circonda l’azienda, negli anni ’30 decide di abbozzare un grande progetto di valorizzazione e di salvaguardia del luogo, dando vita a un ecosistema che oggi è appunto l’Oasi. L’ambiente è stato oggetto di un grande lavoro di riforestazione, e l’Oasi oggi si estende su una superficie di 100km2, comprendendo quasi 2.000 ettari di boschi. Zegna, nonostante fosse un imprenditore tessile, ha avuto uno sguardo precursore rispetto al concetto di ecosostenibilità e di salvaguardia dell’ambiente naturale. Il biellese è peraltro un territorio perfetto per il Lanificio: l’acqua di questo luogo è tra le più leggere d’Europa e questo favorisce la qualità e la lavorazione del materiale. “Ed è proprio questo il motivo per cui non si è mai pensato di spostare la fabbrica”, ci racconta Anna Zegna, nipote di Ermenegildo e presidente della Fondazione.
LA MOSTRA DI ROBERTO CODA ZABETTA ALLA FONDAZIONE ZEGNA
Roberto Coda Zabetta (Biella, 1975) è l’artista protagonista della mostra E il giardino creò l’uomo – titolo che prende spunto dall’omonimo libro di Jorn De Précy, filosofo e giardiniere di inizio Novecento – che aprirà il 20 maggio. Per l’occasione, l’artista fa ritorno alla sua terra d’origine, luogo in cui è nato e da cui è scappato per cercare se stesso. L’ambiente è un elemento importante per la vita di Coda Zabetta, traccia simbolica del tutto evidente nel corpus di opere che porta in mostra. Frana e fango sono una serie di lavori realizzati ad hoc per lo spazio; un dittico di dimensioni gigantesche è circondato da tele più piccole in cui la pittura, la stratificazione e la materia ricordano il paesaggio circostante. Il colore dei rododendri, l’importanza del lavoro manuale sul terreno e la forza incontenibile della natura, ritornano nelle opere in maniera non didascalica ma del tutto intima, intensa ed esplosiva. Non a caso lo spazio espositivo della Fondazione un tempo era un giardino d’inverno, un habitat coperto ma colmo di piante che oggi si trasformano figurativamente in opere d’arte. I lavori portano all’interno quello che si respira all’esterno della struttura: territorio, cura, allure, arte. Etica ed estetica, proprio come sosteneva Zegna, sono il cuore del posto. “Sono felice di avere un biellese che è tornato a casa, e che insieme a noi ha lavorato sull’idea di ridare valore a questa terra. Ringrazio Roberto perché è giusto andare per poi ritornare. Sei Ulisse per me”, chiosa Anna Zegna.
Gloria Vergani
https://www.fondazionezegna.org/
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati