A Roma la mostra sulla collezione di Filiberto e Bianca Menna
C’è una grande artista che vuole a tutti i costi far nascere un museo d’arte contemporanea nella sua città, Salerno. Per farlo dona delle opere. Queste opere intanto vanno in mostra a Roma. Ecco tutta la storia
Attraversando la doppia mostra Occasioni del tempo, si entra nel vivo delle Avanguardie storiche e dei grandi movimenti del primo Novecento grazie a un gruppo di opere proveniente dalla Fondazione Filiberto e Bianca Menna. La mostra, a cura di Antonello Tolve, si divide in due sedi espositive della Capitale: la Fondazione – già Archivio Tomaso Binga – e il Lavatoio Contumaciale. L’intento è esporre tutte quelle opere che Tomaso Binga (al secolo Bianca Pucciarelli Menna) ha deciso di donare alla Fondazione, così da far nascere un museo d’arte contemporanea a Salerno, la sua città natale.
LA COLLEZIONE MENNA IN MOSTRA A ROMA
Riflettori puntati su interventi degli Anni Settanta e Ottanta firmati da artisti e amici, quali Vincenzo Agnetti, la stessa Tomaso Binga, Piero Gilardi, Maria Lai e Ketty La Rocca (per citarne solo alcuni). Inoltre, la collezione propone un cospicuo numero di carboncini, matite, litografie, grafiche e incisioni (o anche multipli come quello di Jesus Soto del 1969) acquistati dallo stesso Menna quando era ancora un giovanissimo funzionario all’Alto Commissariato d’Igiene e Profilassi. Tra questi spiccano opere di Braque, Picasso, Carrà e Chagall, per poi passare a incisioni che sono state acquistate intorno agli Anni Settata, come First stage of cruelty e Second stage of cruelty di Hogarth.
LA MOSTRA OCCASIONI DEL TEMPO
Guardando con accuratezza parte della collezione, è possibile comprendere le scelte culturali e ‒ in alcuni casi ‒ la generosità sia di Filiberto che di Binga nella cornice del Lavatoio Contumaciale. Un luogo di Roma che, sin dal 1974, è stata una fucina di idee, dove Binga organizza mostre di poeti visivi e sonori, incontri, progetti con i grandi protagonisti della scena culturale, come ad esempio Renato Barisani, di cui sono esposte due opere proprio al Lavatoio. Una mostra che va oltre la semplice esposizione, accompagnando il pubblico nel vivace e dinamico circuito artistico degli Anni Settanta e Ottanta, quando i discorsi tra gli addetti del settore si trasformavano in progetti e idee lungimiranti.
Valentina Muzi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati