Il cane robotico di Mario Klingemann: l’AI prende in giro la critica d’arte?

Si chiama AICCA, ed è un cane robotico che fa la cacca offrendo i suoi saggi critici su piccole strisce di carta. Una sottile ironia verso il mondo della critica d’arte?

Il rapporto del mondo dell’arte con l’intelligenza artificiale è un tema quanto mai attuale. Polarizzato su interrogativi etici e dubbi circa l’inibizione della creatività, il dibattito affronta questioni socio-culturali importanti. Ma non mancano i risvolti più divertenti della questione. Come l’ultima creazione di Mario Klingemann (Laatzen, 1970), artista tedesco pioniere dell’utilizzo dell’AI nel mondo dell’arte contemporanea. Si tratta di AICCA, opera apparentemente frivola, provocatoria il giusto. Il cagnolino robotico ideato dall’artista ha infatti un potere speciale: fa la cacca, espellendo saggi critici creati dall’intelligenza artificiale.

IL CANE ROBOTICO DI MARIO KLINGEMANN E L’AI

AICCA ha catturato la scena alla Colección SOLO di Madrid, in occasione della mostra Protection No Longer Assured. Il nome del cagnolino è acronimo di Artificially Intelligent Critical Canine, le sembianze sono quelle di un tenero animale domestico, un cucciolo bianco con le orecchie alzate, che scodinzola e trasmette un’idea di familiarità. L’intenzione dell’artista è infatti quella di utilizzare un’immagine divertente e familiare per invitare lo spettatore a riflettere su tematiche complesse, dall’estetica agli algoritmi, dall’uso dell’intelligenza artificiale allo scardinamento del punto di vista convenzionale sull’arte. Il cane è una scultura performativa, un agente provocatore dotata di AI, che gli permette di fare la cacca ed espellere i suoi saggi critici su piccole strisce di carta: il cucciolo seleziona e valuta le opere esposte in un determinato spazio, considerandone composizione, colore, stile e semantica; poi, ricorrendo a ChatGPT, produce testi critici.

Mario Klingemann, AICCA, 2023

Mario Klingemann, AICCA, 2023

IL CANE ROBOTICO E LA CRITICA D’ARTE

AICCA si muove su una piattaforma su ruote, pronto a viaggiare tra mostre e musei del mondo. E producendo i suoi “saggi critici” solleva interrogativi stimolanti sul ruolo della critica d’arte. Un perfetto esempio di come l’ironia spesso sia la chiave migliore per farci riflettere su tematiche urgenti e complesse.

Gloria Vergani

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