Le mappe familiari di Daniela d’Arielli a Pereto
È il mare, che libera dalle costrizioni dei confini, l’assoluto protagonista della ricerca dell’artista abruzzese, in mostra da Monitor a Pereto. Un percorso tra elementi del lessico familiare e inedite mappe geografiche
Nell’ambiente sotterraneo della galleria Monitor nel borgo abruzzese di Pereto, al centro dello spazio, è disposto un talamo coperto da una trapunta di stelle. Una costellazione di asterischi che delinea i continenti del mondo, tracciata su una tradizionale coperta abruzzese con rosoni a fiocco di ghiaccio.
Siamo abituati a consultare una cartina geografica prendendo in considerazione le terre emerse, con le loro differenti altitudini: le pianure rappresentate in verde chiaro, le catene montuose in marrone scuro, con il riferimento metrico in corrispondenza delle vette più elevate. Guardiamo ciò che è incluso dentro al perimetro, dando importanza alla parte “satura” della silhouette. Tuttavia, quando abbracciano un corpo pensiamo mai che è costituito quasi al 70% di acqua? Se Zygmunt Bauman ha spostato l’ago della bilancia sulla natura liquida della società contemporanea, Daniela d’Arielli (Ortona, 1978), con il progetto A te, persegue lo stesso cambiamento di rotta: se le terre emerse definiscono i confini, sono gli oceani, i mari, i fiumi, gli specchi d’acqua a connetterci con l’Altro, a liberarci dalle costrizioni.
LA MOSTRA DI DANIELA D’ARIELLI A PERETO
L’Abruzzo, terra d’origine dell’artista, è fonte di ispirazione, però presente in modo sussurrato, come un gradiente emozionale che sfuma “tra l’indaco della Maiella e l’azzurro opalino dell’Adriatico”, come si legge nel testo critico di Maurizio Coccia, che associa l’artista alla figura di un rabdomante.
Dall’affaccio domestico di Francavilla al Mare, d’Arielli riprende una porzione marina con la sua battigia. Sul vetro appannato dall’alito dell’artista si legge “A te“: a poco a poco, le lettere svaniscono insieme alla condensa. La barca di un pescatore compare improvvisamente all’orizzonte e, inconsapevole, viene catturata dal video in quick motion. Forte è il richiamo del lessico familiare – il nonno dell’artista era pescatore, suo padre marinaio – come la navigazione per Martin Eden.
E si torna alla mappa, che è uno dei codici espressivi di d’Arielli: un esteso filato spicca sulla superficie bianca di un lenzuolo appeso, la traccia rosso sangue registra le risorse idriche del Pianeta; perseguendo lo stesso obiettivo, l’artista presenta una cartografia idrogeologica, realizzata intrappolando tra due pareti di plexiglass un sottile strato di sale.
Giorgia Basili
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