La mimesi della realtà in mostra con Doze Green a Milano
I “nanos” sono curiosi personaggi che popolano la realtà messe in scena dall’artista newyorkese. E ci accompagnano in un viaggio tra micro e macrocosmo alla Galleria Patricia Armocida
Quando nel 1977 Doze Green (New York, 1964) irrompe sulla scena artistica newyorkese, la sua prima “tela” sono i vagoni della metropolitana, che tanta street art hanno battezzato negli ultimi decenni. Ma Green, nato nell’Upper East Side di Manhattan, pioniere del Writing, elabora uno stile personale che fonde alla street art elementi futuristici e simbolici.
LA MOSTRA DI DOZE GREEN A MILANO
La mostra milanese, nei locali della Galleria Patricia Armocida, rappresenta l’apice della sua esperienza creativa: qui lavori inediti dialogano tra di loro per trovare e analizzare il rapporto tra microcosmo e macrocosmo nella nostra realtà quotidiana.
Le opere sono popolate da personaggi, chiamati nanos, che con i loro atteggiamenti ci raccontano la contemporaneità. Harem Nano Nursery, ad esempio, tratta la questione delle modifiche al genoma umano ottenute in laboratorio, mentre in Helium Generated Nano è indagata la fusione tra corpo umano e nanobots, dove queste piccole tecnologie – alimentate a luce solare e quindi ecosostenibili – cercano di ricreare la Natura; in Hemoglobus Nanos invece le microtecnologie sono utilizzate per la creazione di esseri umani più resistenti e compatibili con i sistemi di intelligenza artificiale.
TRA TECNOLOGIA E SIMBOLISMO
L’elemento religioso/mistico si distingue in Even The Greatest Stars, dove in mezzo ai nanos compaiono simboli legati alla numerologia, oppure in una serie di disegni ispirata ai testi gnostici cristiani e pagani ritrovati nel 1945 a Nag Hammadi, nei quali viene narrata la storia del lamento di Sofia, la sua discesa nel mondo e la conseguente creazione della materia.
Si percepisce come l’umanità, dal micro al macrocosmo, sia precipitata come Sofia, con l’auspicio che, alla fine di tutto, riuscirà a riemergere dall’oblio nel quale è caduta.
Marco Saporiti
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