La mostra di Giuseppe Stampone è un omaggio alla natura dell’Abruzzo
“Salire per scavare dentro”. La ricerca dell’artista abruzzese si nutre del rapporto con le montagne della sua terra nel nuovo progetto espositivo. Che è dedicato a Gran Sasso e Maiella
Arriva sempre un momento, nel percorso lavorativo di un artista, in cui ci si trova a doversi confrontare con la paura ultima: non essere profeta in patria. La mostra di Giuseppe Stampone (Cluses, 1974), recentemente inaugurata al Museolaboratorio – Ex manifattura Tabacchi di Città Sant’Angelo, in provincia di Pescara, prende le mosse da questo assunto, ponendo l’artista di fronte alla sua platea e al suo territorio. “Ho voluto fortemente che a ospitare il lavoro in questione fosse lo spazio diretto da Enzo De Leonibus. Avrei potuto realizzare questa mostra altrove. Ma è qui che ho deciso di lavorare quando ho deciso di tornare”.
E la decisione non sorprende, vista l’anima autentica di questo luogo speciale: il modo di fare arte e viverla, tra le mura di questo spazio, è ancorato a modelli di fruizione e di comunicazione che mirano al senso più profondo della pratica. “Il Museolaboratorio è un luogo di incontro e di lavoro per gli artisti, prima che un luogo espositivo”, si legge nella presentazione del centro, fondato nel 1998.
IL RITORNO IN ABRUZZO DI GIUSEPPE STAMPONE
La mostra si intitola La natura delle cose: frase che è già una dichiarazione poetica, perché smorza gli aspetti più taglienti della ricerca dell’artista rivelando sfumature più riflessive e sofisticate rispetto ad alcune sue opere del passato. Ispirato all’omonimo poema filosofico di Lucrezio, un testo nel quale il poeta latino si confronta con l’universo circostante, il progetto espositivo è la sintesi di un dialogo intercorso negli ultimi anni tra Stampone e il territorio nel quale è cresciuto; un territorio dal quale si è distaccato in giovane età, e dove è tornato scegliendo di farne la base principale della sua attività. “Dopo le esperienze a New York, Roma e Bruxelles ho sentito la necessità di tornare alle mie radici. Ne avevo bisogno. Dopo la morte dei miei genitori, scomparsi a distanza ravvicinata, ho sentito che l’unico luogo che potesse accudirmi in maniera autentica era quello che mi aveva visto crescere da bambino. In un momento così triste, avevo bisogno della forza del mio Gran Sasso”.
LA MOSTRA DI STAMPONE. A TU PER TU CON IL GRAN SASSO
Protagoniste della rassegna sono le montagne che dominano l’Appennino abruzzese: il Gran Sasso e la Maiella, due luoghi molto cari a Stampone, frequentati e osservati con rinnovata consapevolezza. “La montagna ha sempre fatto parte della mia vita”, dice l’artista. “In questi luoghi sono cresciuto: tornarci oggi, esaminarli, è stato anche un modo per conoscere di nuovo me stesso. Più andavo in alto sul Gran Sasso e più andavo a fondo nella mia identità. È un ossimoro, se ci pensi: salire per scavare dentro”.
Fotografati e disegnati dall’artista, i due massicci sono gli attori principali del percorso espositivo. Si palesano agli occhi del pubblico nei densi scatti in bianco e nero realizzati da Stampone nelle sue lunghe passeggiate, e nei minuziosi disegni a penna blu: ritratti nei quali alcuni degli animali tipici delle alture abruzzesi prendono forma sul foglio per parlare all’osservatore. Il dialogo tra l’artista e il suo territorio diventa così un dialogo tra lo stesso territorio e il pubblico, in uno scambio a più voci che riflette sulle urgenze ambientali del nostro tempo.
ARTE E AMBIENTE NELLE OPERE DI STAMPONE
Le circa sessanta opere in mostra rappresentano infatti un archivio di immagini da consegnare alle generazioni future, che a causa della scarsa attenzione dell’uomo nei confronti del pianeta rischiano di vedere modificato per sempre l’habitat in cui vivono. “Sono anni che lavoro sul Gran Sasso; la mia speranza è quella di lasciare a futura memoria le testimonianze di questi luoghi meravigliosi”. Il tema dell’archivio è reso ancora più esplicito dalla struttura in legno al centro della sala principale: una stazione mobile in grado di contenere al suo interno tutte le foto e i disegni prodotti per l’occasione, portandoli in giro con l’obiettivo di esibirli altrove in occasioni future.
LA MONTAGNA COME LUOGO DI CREAZIONE
Un capitolo speciale del percorso espositivo merita infine il video Gran Sassa, nel quale la montagna assurge in maniera definitiva al ruolo di monumento. All’interno del paesaggio, la figura vestita di nero della performer Maria Crispal, si muove nello spazio: il corpo è il mezzo attraverso il quale stabilire un contatto con la natura, dandogli risonanza con pose e messaggi che ne sublimano il valore (simbolico, archetipico, iconografico).
Progetto vincitore del PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, La natura delle cose è una mostra personale e universale allo stesso tempo. Un atto d’amore attraverso il quale l’artista fa i conti con la propria storia e con il proprio destino, ribadendo a gran voce il proprio legame con i luoghi del passato. “Io voglio che mi si identifichi come l’artista del Gran Sasso. Proprio in questi luoghi, in futuro, aprirò una fondazione per programmi di residenze rivolti ad artisti che intendano investigare il rapporto tra uomo e natura. Dopo New York, Roma e Bruxelles sono tornato a quello che sono: è un nuovo punto di vista per il mio lavoro”.
Alex Urso
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