Il giardino di “falsi” di Maria Loboda in mostra a Milano
Tronchi pietrificati, orecchini stravaganti, alberi da frutto plasmati dall’intervento umano. Nel giardino di Loboda alla Galleria Vistamare nulla è come sembra
Si arriva credendo di trovare un giardino all’aria aperta, ma è solo la prima delle false percezioni indotte nello spettatore. In occasione della prima mostra italiana di Maria Loboda (Cracovia, 1979), la galleria Vistamare diventa un’orangerie delle meraviglie, a metà tra una serra di agrumi e una raffinata boutique di gioielli. “Sono stata ispirata dal luogo e ho voluto ricreare l’atmosfera di uno strano e antico giardino” spiega l’artista “La galleria è divisa in tre parti, ricorda la pianta di certi giardini allestiti in modo geometrico. Ma anche la città, con le facciate dei palazzi ricche di balconi, mi ha ispirato: la commistione di moderno e natura tipica di Milano è molto affascinante”.
LA MOSTRA DI MARIA LOBODA DA VISTAMARE
Intitolata Faux, la mostra mutua “un termine dell’artigianato che si riferisce a una sfumatura particolare di falso, esprime il modo in cui l’uomo imita la natura, la manipola e la lavora”.
La chiave di lettura per interpretare i lavori realizzati per Vistamare è dunque il titolo, in un continuo gioco a indovinare ciò che è vero e ciò che non lo è. Si cerca un giardino, e ci si ritrova in una galleria; si crede di vedere orecchini dorati appesi a ceppi di legno, ma di oro e legno non c’è nemmeno l’ombra. Maria Loboda ama ricercare messaggi inediti intrappolati in oggetti, parole, pratiche culturali. Dopo essersi ispirata a lungo alla letteratura, questa volta è andata al museo: al British Museum è rimasta folgorata dai monili realizzati dagli Etruschi e dai popoli celtici, che ispirano gli orecchini in mostra, debitori anche all’estetica dei gioielli delle storiche maison d’alta moda (come Hermès o Bottega Veneta).
UN GIARDINO DI ORECCHINI E ALBERI DA FRUTTO
È il momento della verità. Cosa è vero e cosa è falso? Le opere in mostra, sculture e pitture murali, hanno sempre qualcosa da rivelare. Gli orecchini d’oro conficcati in ceppi di legno sono in realtà sculture in ottone e legno pietrificato (“legno fossilizzato che risale a milioni di anni fa”).
I tre alberi dipinti sulle pareti (vite, fico e castagno giapponese) sono esemplari di espalier (piante a spalliera), “un termine del giardinaggio che descrive la pratica di dare una forma geometrica agli alberi. Sono affascinata dall’arte topiaria, dai bonsai, dai modi in cui l’uomo organizza la natura, aiutandola fino a controllarla”. Ma sono ancora una volta i titoli a rivelare l’ambiguità di una presentazione apparentemente placida: tre armi di epoche diverse (Nuclear Weapon Behind an Espalier, 2023; Switchblade Behind an espalier, 2023; Battle Axe Behind an Espalier, 2023) battezzano gli alberi immaginati dall’artista. Dietro la pace, può nascondersi la guerra. Nulla è come sembra. E questa è l’unica verità.
Emma Sedini
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