La spiritualità del gesto nell’arte di Aldo Grazzi. Una mostra-tributo a Venezia
L’artista recentemente scomparso è ricordato dalla sua città d’adozione, con un grande progetto espositivo che raccoglie la serie dedicata al gesto artistico come mantra, che si traduce in disegni mistici
Vuole essere un omaggio ad Aldo Grazzi (Pomponesco, 1959 – Perugia, 2023), scomparso recentemente all’età di 69 anni, la mostra Evanescenze, allestita allo Spazio Berlendis di Venezia, che raccoglie vent’anni della produzione dell’artista concettuale e musicista mantovano. La serie in esposizione gioca con la traslucenza del materiale impiegato, le reti in fibra, mettendo in scena straordinari pattern totemici.
La ricerca artistica di Aldo Grazzi
Nel corso della sua ricerca, iniziata nei primi Anni Settanta, Grazzi sperimenta con diversi media – fotografia, video, pittura – ma anche con la musica, avvicinandosi al panorama alternativo italiano e indagando in particolar modo i punti di contatto con le arti visive. Docente di Pittura e di Tecniche Extramediali presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, proprio nella Laguna l’artista stringe un fondamentale legame professionale con Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti, fondatrici di Marignana Arte e Spazio Berlendis. Descrivendo i suoi lavori, Grazzi li definisce “composizioni di forme. Queste composizioni sono nate da un canone specifico, quello della figura umana inteso come il fondamento di ogni proporzione. Anche se la mia figura umana è solo espressa per ciò che le permette di essere riconosciuta come tale, è proprio questa figura che crea tutte le relazioni della composizione”.
La mostra di Aldo Grazzi a Venezia
Dopo l’esposizione Illusioni ospitata da Marignana Arte, che mostrava una serie realizzata con la tecnica dell’intreccio di perle appresa alla fine degli Anni Ottanta durante un viaggio Africa, Grazzi torna con la grande mostra di Spazio Berlendis. Il progetto si pone in continuità con l’esperienza africana: ritorna infatti la griglia geometrica degli intrecci, ma in una forma più essenziale. In questo caso, Grazzi sceglie le reti in fibra come base per la sua sperimentazione. Si tratta di semplici zanzariere, che con la loro struttura forniscono all’artista il necessario vincolo della geometria: ritagliandole, e di conseguenza privandole della loro funzione originale, Grazzi lascia emergere meravigliosi e complessi disegni mistici. Nel tentativo di evadere dal rigore, come in un esercizio di meditazione, l’artista lo esaspera fino a un caos controllato. La serie, realizzata tra il 1994 e il 2006, si basa su un’analogia concettuale: il gesto artistico come mantra attraverso il quale raggiungere ed esprimere la dimensione trascendentale dell’esperienza umana. Entrambi, infatti, condividono la ripetitività rituale, quasi liturgica.
Laura Cocciolillo
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