Dal vino al mare. La nuova edizione di Artisti per Frescobaldi che cambia format
Una sirena guida la prua del vigneto, mentre tre Grazie di bronzo danzano sui muretti della tenuta di Castelgiocondo. È quel che succede quando si chiede a due artisti di interpretare il legame tra terra, arte e vino
Se cinque edizioni sono state un “Premio”, la sesta inaugura un nuovo capitolo del mecenatismo della cantina Frescobaldi. Non più una competizione, ma una committenza diretta, al pari degli antenati di famiglia che, nel cuore del Rinascimento, si rivolsero ad artisti del calibro di Brunelleschi e Donatello.
Ciò che è cambiato, rispetto al recente passato, è il legame con la terra di Montalcino. I due protagonisti, Daniela De Lorenzo (Firenze, 1959) e Massimo Bartolini (Cecina, 1962) parlano entrambi toscano. Conoscono il posto. Sono stati chiamati a dialogare con i colli e le cantine, nel tentativo di catturarne l’aura intrisa di mosto.
Frescobaldi: una storia di terra, vino e arte
Nelle parole di Tiziana Frescobaldi emerge una costante passione, tramandata da secoli, nel prendersi cura della propria terra. L’intensità è paragonabile all’aroma fruttato del Brunello di Montalcino imbottigliato sotto il nome della tenuta di Castelgiocondo. Quel vino che, dal 2013, accoglie le etichette disegnate dagli artisti coinvolti nel progetto: i lavori commissionati attivano e sono attivati dal paesaggio circostante. È un dialogo che coinvolge tutti, dall’uva ai membri della famiglia.
Rosa Sirena, l’opera di Massimo Bartolini
Il titolo è parlante: racconta la tradizione dei vignaioli di piantare una rosa in fondo ai filari, come sentinella delle malattie. “Sirena”, però, è anche un richiamo al mare. Strano: non si vede certo il mare dal mezzo del vigneto Vergena. “Ma dov’è esattamente il mare?”, chiese Tiziana in occasione del primo incontro con l’artista. “Sogno di fare una polena in un vigneto”, rispose lui. Oggi l’opera di Massimo Bartolini è una scultura (Rosa Sirena, 2023) in legno di rovere (lo stesso delle botti), che funge da vera e propria polena posta sulla “prua” della vigna, rivolta verso il mare (lontano). Fa le veci della rosa, e porta buon auspicio all’annata, come le sirene scolpite sui vascelli per allontanare il pericolo dei naufragi.
Sogno Sottile, l’opera di Daniela De Lorenzo
Corpo umano, gesto e feltro sono gli elementi chiave della poetica di Daniela De Lorenzo, che si identificano in tre fasi della vinificazione. Sui muretti che circondano la tenuta si scorgono ora tre figure femminili in bronzo, modellate in origine con strati di feltro ancora visibili. “Le Tre Grazie del vino”, le si potrebbe definire: fermentazione del mosto, trasformazione degli zuccheri in alcol, affinamento. Sono il frutto della scoperta di Daniela su ciò che accade in cantina. “Quand’è che il mosto si può chiamare vino?” Da questa domanda è iniziato il progetto. La risposta dell’artista si legge nelle tre personificazioni della produzione vinicola (Sogno Sottile, 2023): la prima scultura è tutta fermento e vibrazioni, come il mosto che inizia ad agitarsi, per poi elevarsi al rango di-vino nella seconda, protesa in direzione del cielo. L’ultima è sdraiata, ma non dorme: come le bottiglie che stanno orizzontali in cantina, in attesa di alzarsi. È il Brunello di Montalcino pronto per il bicchiere, dopo quattro mesi di affinamento.
Emma Sedini
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