Francesco Casati in mostra a Roma con l’animale più silenzioso del mondo
Figure senza volto e maschere di animali arcaici popolano gli spazi sospesi dell’essere nei dipinti del trentatreenne Francesco Casati alla galleria di Francesca Antonini
La dialettica tra volto e maschera, la dicotomia finzione-datum fenomenico, il superamento del Dasein verso l’autenticità dell’Io, la rappresentazione simbolica che, attraverso l’opera d’arte, apre continui interrogativi esistenziali. Sono questi alcuni principi cardine della poiesis di Francesco Casati (Verona, 1990; vive e lavora a Venezia).
La mostra di Francesco Casati a Roma
L’autore presenta, alla galleria Francesca Antonini Arte Contemporanea di Roma, la sua prima mostra personale, L’animale più silenzioso del mondo, a cura di Edoardo Monti. In esposizione una selezione di dipinti a tecnica mista olio e acrilico, che ritraggono figure dalle cromie intense e dalle forme impalpabili, sospese in un non-luogo atemporale, quasi metafisico. Attraverso il linguaggio pittorico, l’autore rappresenta, con sottile ironia, le contraddizioni insite nei rapporti sociali, ma anche riflessioni esistenziali e reminiscenze del suo vissuto. L’indeterminatezza, resa attraverso atmosfere rarefatte e sapienti sfumature di volti indefiniti e maschere dalle sembianze di animali arcaici, lascia emergere le forti valenze simboliche dei soggetti ritratti. Come spiega infatti il curatore Edoardo Monti, “la simbologia entra in scena non con fermezza, per imporre una risposta, ma anzi per suscitare più domande e per invitarci a partecipare al dialogo”. L’opera di Casati, dunque, corrisponde a un tendere-verso l’universalità degli archetipi che popolano l’inconscio collettivo, aprendo nuovi scenari di senso e lasciando al fruitore piena libertà interpretativa
Cecilia Pavone
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